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La Lega trascina La Vardera in tribunale: “Finto candidato sindaco, ha offeso la democrazia”

Il segretario regionale di Noi con Salvini ha annunciato l’intenzione di portare Ismaele La Vardera, ex Iena nonché finto candidato sindaco per la coalizione di centrodestra alle recenti amministrative palermitane, in tribunale: “Il ricorso penale sarà presentato da una decina di elettori. È stata sfruttata la formale candidatura a sindaco per entrare nei retroscena della politica. La democrazia non può essere calpestata”.
A cura di Charlotte Matteini
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Il caso del finto candidato sindaco di Palermo finirà in tribunale, così ha deciso il quartier generale di Noi con Salvini, lo spin off politico sudista della Lega Nord di Matteo Salvini. Proprio a ridosso della diffusione dei risultati del primo e unico turno delle elezioni amministrative palermitane, Ismaele La Vardera, ex Iena e candidato sindaco della coalizione formata da Lega Nord e Fratelli d'Italia, ha rivelato di aver filmato di nascosto tutti i colloqui privati e i comizi tenuti nel corso della campagna elettorale e di essere intenzionato a confezionare un film dedicato all'esperienza, rivelando pubblicamente le dinamiche che determinano gli equilibri della vita politica siciliana. Insomma, Ismaele La Vardera è accusato di aver recitato la parte del finto candidato sindaco allo scopo di girare una sorta di docu-fiction, all'oscuro dei dirigenti di Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia che avevano deciso di puntare su di lui, candidandolo. Per questo motivo ora Noi con Salvini è intenzionato a portare in tribunale La Vardera, decisione che potrebbe essere intrapresa anche da Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia.

"Il ricorso penale sarà presentato da una decina di elettori. È stata sfruttata la formale candidatura a sindaco per entrare nei retroscena della politica. La democrazia non può essere calpestata", ha dichiarato Alessandro Pagano, segretario regionale per la Sicilia occidentale di "Noi con Salvini". "È una fattispecie che costituirà un precedente in Italia perché è stata turbata la competizione elettorale. Secondo la norma ciò può avvenire tramite violenza, minaccia, inganno. Se la Procura e gli investigatori riuscissero a dimostrare che c'è stato un accordo precedente alle elezioni c'è stato inganno. La denuncia penale tutela la libertà di voto e la scelta democratica. Così anche grandi capitali potrebbero inquinare qualunque tipo di elezioni, quei settemila voti potevano essere ad esempio dirottati su altre liste", ha spiegato il penalista del movimento, Nino Caleca.

"Non vogliamo tutelare uomini politici o partiti, ma non è immaginabile che la democrazia possa diventare un Truman show. Per questo agiremo in sede penale e civile" ha aggiunto Alessandro Pagano, che ha infatti fatto sapere di aver presentato anche un ricorso civile nei confronti di La Vardera accusato di "aver organizzato una finta candidatura per girare un documentario sulla politica. L'udienza civile è stata fissata per il 13 luglio".

«Un conto sono le riprese pubbliche per esercitare il diritto di cronaca, un conto è il taglia e cuci per fare dileggio e diffamazione. Quando telecamere nascoste riprendono colloqui privati con riprese clandestine si configurano i margini per contestare questo operato non solo dal punto di vista etico, ma penale e civile. La politica non è Truman show. Al giudice abbiamo chiesto di visionare i filmati per fare delle verifiche. C'è stato anche un notevole dispendio economico, segno di una cabina di regia di alto livello che ha ordito una pianificazione e ha contato su un’équipe, non possiamo pensare sia frutto di una casualità. L'articolo 700 presuppone il danno grave e irreparabile ma a un partito politico o a un movimento il risarcimento del danno interessa poco. Non sappiamo cosa ci sia in questi filmati, ma non possiamo far passare il messaggio che dalla politica attraverso lo spettacolo si possano violare le regole della democrazia", ha spiegato il legale di Pagano.

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