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Grecia, Varoufakis: “Se vince il sì mi dimetto”. Tsipras: “Accordo 48 ore dopo il voto”

Sostanziale situazione di attesa per la crisi della Grecia in vista del referendum. La Bce mantiene invariato il tetto per l’erogazione d’emergenza alle banche elleniche e il Fmi assicura: “La priorità resta quella di aiutare il popolo greco”
A cura di Antonio Palma
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Ore 23.15 – Tsipras: accordo 48 ore dopo il referendum. In un'intervista rilasciata alla tv greca Antena Alexis Tsipras ha detto che “non bisogna trasmettere ai cittadini allarmismo perché avremo un accordo 48 ore dopo il referendum”. “Se il risultato sarà il sì avremo un accordo non sostenibile. Rispetterò il risultato sia quel che sia e avvierò i procedimenti previsti dalla Costituzione”, ha detto il premier ellenico aggiungendo che non pone la sua poltrona davanti agli interessi della nazione. Tsipras ha parlato anche del problema del controllo dei capitali con la chiusura temporanea delle banche e il tetto di 60 euro fissato per i prelievi. Problemi sentiti e gravi per il popolo greco ma che – ha spiegato – non dureranno a lungo.

Ore 20.45 – Fmi, per nuovo piano salvataggio servirebbero 50mld – Un terzo piano di salvataggio della Grecia, nei prossimi tre anni, costerebbe 50 miliardi di euro. Questa la previsione del Fondo Monetario Internazionale, mentre Standard & Poor's calcola che l'eventuale uscita della Grecia dalla zona euro costerebbe all'Italia 11 miliardi di maggiori tassi di interesse sul debito. Anche il premier italiano Renzi è intervenuto nuovamente sulla crisi greca. “La Grecia in ogni caso dovrà tornare al tavolo e trattare su un programma di aiuto”, ha detto Renzi parlando del referendum di domenica. “Atene secondo me non uscirà dall'euro, farà di tutto per fare un accordo”, ha poi aggiunto il premier dicendo che se la Grecia dovesse uscire dall'euro “l'Italia non avrebbe problemi economici particolari”.

Ore 11.35 – Varoufakis: "Rassegnerò le dimissioni se vince il si". I risultati del referendum di domenica in Grecia saranno decisivi no solo per il futuro del Paese ma anche per lo stesso governo ellenico. Dopo quando affermato già dal Premier Tsipras, infatti, anche il ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, oggi ha ribadito che è pronto alle dimissioni in caso di vittoria dei sì. "Rassegnerò le dimissioni se vince il si al referendum. Ma lo faremmo in uno spirito di collaborazione con chi prenderebbe il nostro posto" ha spiegato il Ministro che è impegnato in queste ore in una campagna a favore del no all'accordo proposto dai creditori e dall'Europa

Ore 9.40 – Monti: "Merkel vince solo se tiene la Grecia dentro l’euro". "La Merkel vince solo se tiene la Grecia dentro l’euro e favorisce l’accordo finale" a dichiararlo è Mario Monti in una intervista al Corsera in cui avverte: "Se invece si avesse la sensazione che la Merkel e Schäuble non hanno voluto l’accordo, in Europa ci sarebbe una rivolta degli spiriti, un tumulto delle anime: uno scenario drammatico, per l’Europa e per la Germania".

Ore 9.35 – Problemi per la distribuzione di beni alimentari. Con la chiusura delle banche e i controlli sui capitali si registrano i primi casi di problemi nel settore dell'importazione e la distribuzione di beni alimentari. Secondo il sito Ekathimerini, infatti, gli importatori e i produttori greci hanno problemi a pagare i loro fornitori all'estero e in patria, mentre gli autotrasportatori si trovano in difficoltà per i costi della benzina e dei pedaggi. Se la situazione dovesse perdurare non si esclude che nelle prossime settimane ci sinao penurie di beni alimentari importati

Dopo la rottura della trattativa con i creditori e la conseguente sospensione degli aiuti, il governo greco ora vuole proseguire i negoziati per arrivare ad un nuovo accordo che permetta al Paese di uscire fuori dalla stretta economica in cui è finito. Lo ha ribadito il ministro greco dell'economia Yanis Varoufakis, sottolineando però la necessità del referendum consultivo indetto i patria. La proposta dei creditori era "da prendere o lasciare e abbiamo pensato che non ci sarebbe stata sostenibilità già dal giorno successivo" ha spiegato Varoufakis, aggiungendo: "il referendum invece ha avviato una discussione in Europa su ciò che è sostenibile e ciò che non lo è". Proprio il risultato del referendum ellenico però sarà la chiave fondamentale per decidere le sorti della Grecia. I ministri dell'Eurozona infatti hanno ribadito che senza la consultazione popolare non si arriverà a nessun accordo, anche se i colloqui proseguiranno in questi giorni.

Del resto sia la Bce che il Fmi hanno deciso di non lasciare completamente a secco Atene nonostante la Grecia non abbia rispettato l'ultima tranche di pagamenti in scadenza a giugno. "La priorità resta quella di aiutare il popolo greco", ha affermato infatti un funzionario del Fondo monetario internazionale, sottolineando che i Paesi membri dell'organizzazione "non soffriranno perdite nel caso in cui la Grecia non paghi". Anche la Banca Centrale europea ha lasciato invariato il livello massimo stabilito per l'erogazione di liquidità di emergenza (Ela) alle banche greche, che era fissato a 89 miliardi. In questo momento però per tutti vige una sostanziale situazione di attesa in vista dei risultati del referendum di domenica. Anche i mercati finanziari dopo la bufera sembrano in attesa dei risultati, anche se l'agenzia Moody's, dopo Fitch e S&P, ha tagliato il rating della Grecia a "Caa3" da "Caa2". Il rating resta sotto osservazione per un ulteriore possibile downgrade perché "senza il sostegno dei creditori ufficiali, la Grecia fara' default sul debito detenuto dai privati".

Certo che se vincesse il no la situazione si complicherebbe non poco e il governo ellenico secondo indiscrezioni sarebbe già pronto a lasciare l'euro per tornare alla dracma con una conversione monetaria di uno a uno. Gli ultimi sondaggi danno sempre in vantaggio il fronte del no che però è in calo rispetto a prima. Prima dell'annuncio della chiusura delle banche infatti i sì erano al 30% e i no al 57%, secondo l'istituto di rilevazione Prorata, ma dopo i sì sono saliti al 37% ed i no sono scesi al 46%, riducendo il divario dal 27% al 9%. Salita invece la percentuale di indecisi passati dal 13% al 17%.

La diplomazia comunque continua ad agire per cercare di trovare una soluzione di compromesso accettabile per tutti. I colloqui a livello internazionale sono proseguiti anche questa notte con una telefonata tra il Presidente Usa Barack Obama e il nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Secondo quanto rende noto la Casa Bianca, durante la conversazione telefonica Obama e Renzi hanno concordato sull'importanza che tutte le parti lavorino per riportare la Grecia sulla strada delle riforme e che conduca alla crescita e alla sostenibilità del debito all'interno dell'Eurozona. I due leader "hanno sottolineato che stanno monitorando gli sviluppi economici in Grecia così come tutti i mercati finanziari".

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