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La Germania in soccorso di Pompei: 10 milioni di euro in 10 anni

Università ed istituti di ricerca tedeschi cureranno dal 2014 un’insula dei famosi scavi ai piedi del Vesuvio. Nel progetto saranno coinvolti anche Sovraintendenza e Cnr.
A cura di Redazione
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Saranno i tedeschi ad intervenire in soccorso di Pompei. Il sito archeologico che da qualche anno è al centro delle cronache per i frequenti cedimenti vedrà arrivare, a partire dall'estate del 2014, 10 milioni di euro in 10 anni. Il progetto si chiama "Pompei Sustainable Preservation Project" (Progetto Pompei per la conservazione sostenibile) ed è stato affidato all'istituto Fraunhofer di Stoccarda e alla Technische Universität di Monaco di Baveria. Entrambi gli enti collaboreranno con la Sopraintendenza per i beni archeologici di Pompei e con l'Istituto superiore per la conservazione e il restauro. Gli esperti coinvolti nel progetto ampliano la geografia delle collaborazioni, dal momento che oltre agli enti locali napoletani e ai due istituti tedeschi, bisogna aggiungere che saranno chiamati ad esprimersi di volta in volta anche specialisti della School of geography and environment dell'Università di Oxford, del Dipartimento di storia antica dell'Historicum della Ludwig Maximilians Universität Munchen (Lmu Munchen), del Deutsches Archäologisches Institut (Dai) di Roma e dell'Università di Pisa. Promotore del progetto è l'Iccrom, il centro studi per il restauro affiliato all'Unesco, con sede a Roma, mentre il partner italiano è il Cnr.

Insomma, 10 milioni di euro e tanti soggetti coinvolti in un progetto che, osserva Klaus Sedlbauer, direttore del Fraunhofer, "vuole curare questa eredità – ha spiegato Klaus Sedlbauer, direttore del Fraunhofer – non soltanto per conservare l'antico, ma anche per sviluppare il nuovo". Ralf Kilian, capo del settore restauro del Fraunhofer, ha spiegato che "l'idea di fare qualcosa per Pompei venne dieci anni fa a me e all'archeologo Albrecht Matthaei mentre lavoravamo nella città romana e vedevamo le rovine disgregarsi sempre più. La cattedra di restauro della Tum di Monaco e il professor Emmerling potranno introdurre nuovi concetti per la conservazione di Pompei". Se un po' di amarezza può sorgere nella constatazione di dover ricorrere a terzi per curare il nostro patrimonio storico, Salvatore Settis, docente di archeologia alla Normale di Pisa, osserva che a Pompei "c'è spazio per tutti, chiudersi non avrebbe senso".

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