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La finanza perquisisce la casa di Riccardo Bossi dopo il caso dello yacht in Tunisia

La Gdf è alla ricerca di documenti relativi allo yacht che si è scoperto essere ormeggiato in Tunisia. L’imbarcazione, costata 2,5 milioni di euro, sarebbe stata pagata con i fondi pubblici che Belsito, ex tesoriere della Lega Nord, avrebbe sottratto dalle casse del partito.
A cura di Biagio Chiariello
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Le "Fiamme Gialle" di Milano hanno perquisito la casa milanese di Riccardo Bossi, il primogenito del fondatore della Lega, con l'obiettivo di rinvenire documenti relativi allo yacht ormeggiato in Tunisia e che, in base alle indagini, sarebbe stato acquistato per 2,5 milioni grazie a un'appropriazione indebita dell'ex tesoriere Belsito. E' la Procura di Milano ad avanzare questa ipotesi. Per questo motivo ha avviato contatti per una rogatoria con le autorità tunisine dopo che la barca finita nell'inchiesta sullo scandalo della Lega Nord, si è scoperto essere a Port El Kantaoui dal 16 marzo 2012, proprio nello stesso periodo in cui in Italia scoppiava il caso dei soldi pubblici nelle mani del Carroccio finiti, secondo i magistrati, nella sede cipriota della banca della Tanzania. La presenza del figlio del Senatur sull'imbarcazione è confermata dalle carte vagliate dagli inquirenti. Quando giunge in Tunisia, dallo "Stella" (questo il nome del Sunseeker, modello "Predator 72", immatricolato il 21 luglio 2008), scendono due donne e quattro uomini, fra cui "Bossi Riccardo, nato il 16 maggio 1979, italiano". Ci sarebbero inoltre una serie di testimoni che confermerebbero la sua presenza a Port El Kantaoui, dove, come racconta il Corriere della Sera, tutti sanno che lo yacht è di proprietà del figlio di un uomo "molto potente in Italia".

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