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Opinioni

La fatica di arrivare a fine mese

Mentre il fisco continua a pesare nelle tasche degli italiani e in attesa della nuova stangata sulle bollette di luce e gas a luglio, gli italiani scoprono di vivere in un paese arretrato dove cresce il numero di mancati pagamenti.
A cura di Luca Spoldi
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Parlamento, stipendi più alti d'Europa

Gli italiani faticano ad arrivare a fine mese e non è certo il rimbalzo di questi ultimi giorni delle borse che può rassicurarli. Non è del resto una novità, visto che nel suo rapporto annuale 2012 l’Istat parla di una “debolezza della spesa per consumi” che sarebbe stata “determinata da una progressiva riduzione del potere di acquisto delle famiglie (il reddito disponibile, in termini reali, è calato lo scorso anno dello 0,6%, ndr), nonostante la riduzione della propensione al risparmio, attestatasi al valore più basso dal 1995” (9,1%). Così se fino al 2010 ricercatori come Andrea Ichino e Francesco Manaresi dell’Università di Bologna potevano parlare di “problema della quarta settimana” e sottolineare come si stesse accentuando una ciclicità negli acquisti su base mensile “che comporta una riduzione della spesa man mano che ci si allontana dal giorno di riscossione dello stipendio”, fenomeno fino al 2007 “del tutto marginale” e che invece si è poi andato estendendo a molte famiglie con minore disponibilità economica, ora sarebbe forse il caso di domandarsi se non ci si trovi già in presenza di un “problema della terza settimana”.

Da un lato infatti il governo Monti per cercare di raddrizzare i conti pubblici ha varato tra fine 2011 e inizio 2012 una serie di aumenti di imposte, cui dal primo luglio prossimo si aggiungerà la “consueta” stangata estiva sulla bolletta, che il centro studi Nomisma prevede possa crescere per il gas “del 2%, mentre per la bolletta dell’elettricità la nostra previsione è di un aumento dell’1%-1,5%”, per effetto del rincaro dei prezzi delle materie prime registrati nei mesi passati. Nel frattempo però i prezzi sono nuovamente scesi (il petrolio oscilla ormai sotto gli 83 dollari al barile sui mercati finanziari internazionali, contro gli oltre 110 dollari di inizio marzo), sicché l’effetto, se non altro, dovrebbe essere breve e già a ottobre gli italiani potrebbero vedere tornare a scendere il “caro bolletta”.

Dall’altro sta aumentando il numero di aziende che pagano in ritardo i propri fornitori (e in alcuni casi anche i propri dipendenti). Nei primi tre mesi del 2012, svela l’indagine trimestrale Euler Hermes (gruppo Allianz), il numero dei pagamenti non onorati tra imprese connazionali è aumentato del 38% rispetto allo stesso periodo del 2011 (e in parallelo è salito del 18% il numero di imprese estere che non pagano o pagano con forte ritardo). Notare che Euler Hermes considera mancati pagamenti quelli non effettuati a 180 giorni di distanza dalla data concordata (il cui numero era già aumentato del 42% tra le imprese italiane nel 2011 rispetto al 2010, mentre non si erano ancora registrati incrementi da parte di aziende estere).  E dato che l’indagine in questione copre 450 mila aziende (circa un quinto di tutte le aziende italiane) e che queste hanno originato in tutto 14 mila mancati pagamenti nel 2011, la proiezione per quest’anno (a livello nazionale) sale dai 70 mila casi stimati per l’anno scorso a 95 mila mancati pagamenti.

Stretti tra incudine e martello gli italiani stanno scoprendo di vivere in un paese arretrato e con un tessuto economico fragile, mentre lo stato appare sempre più arcigno e impegnato nella difesa di una serie di spese che appaiono più legate a privilegi e rendite che alla tutela dei diritti di tutti i cittadini. L’esempio peggiore del resto viene, tanto per cambiare, dalla politica, con l’odierna clamorosa decisione, dopo un “blitz” della Lega Nord alla Camera, di accantonare l’articolo 1 del disegno di legge di riforma costituzionale (quello incentrato sulla riduzione del numero parlamentari), proprio mentre il governo appare in pressing perché si approvi (al grido di “l’Europa lo vuole”) il Ddl lavoro che ogni giorno che passa appare un tentativo di riforma mal riuscito che comporterà più oneri che reali benefici tanto per i lavoratori quanto per le aziende.

Insomma, non ci si dovrebbe poi stupire se gli Italiani (ma anche i Greci o gli Spagnoli) continuano a non sapere più a che santo votarsi e a nutrire una crescente ostilità nei confronti delle autorità politiche nazionali ed europee, che di tutto fanno per apparire una casta chiusa nella propria torre d’avorio e del tutto indolente di fronte alle difficoltà del paese reale. Con sempre meno soldi in tasca, pagati in ritardo, subissati di “ricette” che vorrebbero aumentare la produttività del paese non tramite investimenti e innovazioni, tanto meno attraverso riforme autenticamente libertarie ma a colpi di nuove tasse e balzelli, gli Italiani possono in cuor loro recriminare per l’eccessiva austerity tedesca, ma certo non saranno così stolti da rinnovare la fiducia a coloro che li hanno portati in questa situazione e che da questa crisi sembrano ogni giorno meno capaci di far uscire il paese. O forse sì: voi che ne pensate?

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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