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La dieta mediterranea piace nel mondo, a sorpresa anche l’Australia batte l’Italia

Un recente studio condotto in 39 paesi su pazienti con precedenti eventi cardiovascolari ha dimostrato che la dieta mediterranea è praticata in molti Paesi anche in maniera più rigida che in Italia e con effetti benefici sui problemi di salute.
A cura di A. P.
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La tipica dieta mediterranea, con olio e un alto consumo di verdura, legumi, pesce, frutta e cereali integrali, piace sempre di più nel mondo anche ben oltre i confini del Mare Nostrum. A sancirlo è una recente ricerca condotta dall’università di Auckland, in Nuova Zelanda, e pubblicata su European Heart Journal. Nel dettaglio, lo studio ha esaminato per un lungo periodo oltre 15mila pazienti con precedenti eventi cardiovascolari, come attacchi di cuore e ictus, in 39 paesi diversi controllandone la dieta e il verificarsi di altri eventi cardiovascolari simili. Nei risultati della ricerca, durata oltre tre anni, non sono mancate le sorprese. Il modello mediterraneo infatti è stato trovato anche in paesi molto lontani, come appunto Australia e Nuova Zelanda, dove le popolazioni addirittura hanno scelto di seguirlo in maniera molto più massiccia rispetto a quanto avviene in Italia.

"Abbiamo dimostrato come lo stesso punteggio possa essere applicato a diete profondamente diverse globalmente. Sono gli stessi alimenti che sembrano essere protettivi. E non è un caso che in altre parti del mondo, più che in Italia, le popolazioni scelgano una dieta più italiana di quella seguita da voi. E il nostro studio dimostra che bisogna enfatizzare il messaggio di mangiare sano e mediterraneo" ha spiegato a Repubblica il ricercatore a capo del team di studiosi, Ralph Stewart. "Abbiamo misurato l’aderenza alla dieta mediterranea con un punteggio specifico senza tenere conto dell’introito calorico giornaliero e ci siamo accorti che chi mangiava più cibi salutari e aveva quindi un punteggio uguale o maggiore di 15 era soggetto a eventi cardiovascolari nel 7,3 per cento dei casi; coloro che avevano un punteggio di 13-14 vedevano aumentare il rischio al 10,5 per cento. Infine chi registrava 12 punti, o anche meno, aveva una percentuale aumentata del 10,8 per cento" ha rivelato lo studioso.

In poche parole "ogni punto in più del ‘Mediterranean diet score' era associato ad una riduzione del 7 per cento nel rischio di infarti, ictus o morte, in pazienti che già avevano avuto un evento cardiovascolare". Un altro risultato inatteso dello studio invece ha dimostrato che nel campione di pazienti chi consumava una classica dieta occidentale con molti dolci, zuccheri e fritti non vedeva un aumento del rischio. "Certamente non ce l’aspettavamo, un consumo più alto di alimenti considerati non sani, non è risultato associato ad un aumento di eventi avversi" ha confermato Stewart.

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