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“La carne umana sa di manzo”, la testimonianza del sopravvissuto della tragedia delle Ande

Carlitos Páez è tra i 16 superstiti dell’aereo che il 13 ottobre del 1972 si schiantò sulle Ande. Dei 45 passeggeri, in maggioranza membri di una squadra di rugby, 18 morirono subito e 11 nei giorni successivi. I superstiti furono salvati dopo 72 giorni: mangiarono i cadaveri dei loro compagni.
A cura di S. P.
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Nel corso di una trasmissione televisiva Carlitos Páez, uno dei sopravvissuti dell’aereo che nel 1972 si schiantò sulle Ande, è tornato a parlare di quei drammatici giorni successivi all’incidente. Giorni durante i quali Páez e gli altri superstiti hanno dovuto affrontare il dolore per la morte dei loro compagni e vivere l’attesa dell’arrivo dei soccorsi. La storia di Páez e compagni è stata raccontata anche nel film del 1993 “Alive – Sopravvissuti” ed è diventata famosa soprattutto perché per salvarsi i superstiti dello schianto decisero di mangiare i cadaveri dei loro compagni. Si nutrirono, finito il cibo, di carne umana, che secondo quanto affermato da Páez nell’intervista aveva il sapore di manzo. Ha inoltre detto che solo uno dei parenti di una vittima gli ha chiesto se avesse mangiato il figlio morto e, al suo sì, lo avrebbero ringraziato per la sincerità.

Carlitos Páez è stato il più giovane dei sedici ragazzi uruguayani che nel 1972 riuscirono a sopravvivere per 72 giorni in una vallata a 4000 metri sulle Ande dell'Argentina. Il 13 ottobre del 1972 l'aereo sul quale viaggiavano che doveva portarli a Santiago del Cile per una partita di rugby si schiantò su un picco delle montagne. A bordo c'erano 45 persone. Diciotto di queste morirono subito nell'impatto che spezzò in due la fusoliera. Altri undici persone persero la vita pochi giorni dopo per le ferite e per il freddo. In sedici, invece, si salvarono. Anche in passato Páez ha parlato di quella drammatica decisione di iniziare a nutrirsi con i corpi delle vittime del disastro. “Era la nostra unica possibilità di sopravvivere e tutto ciò che volevamo era sopravvivere”, ha spiegato. Una decisione che il gruppo di superstiti avrebbe preso quando sentirono dalla radio che avevano deciso di interrompere le ricerche: per le autorità, quindi, loro erano ufficialmente morti.

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