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Opinioni

La campagna per le Regionali? Il test decisivo per Di Maio candidato premier

La campagna per le Regionali sarà il banco di prova definitivo per Luigi Di Maio, candidato in pectore per il Movimento 5 Stelle alle politiche (del 2016?). Limitati gli altri parlamentari del Movimento: a guidare i candidati sul territorio sarà solo “il Presidente”.
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Che Luigi Di Maio sia da tempo considerato come la punta di diamante del Movimento 5 Stelle non è davvero una novità. Giovane, brillante e preparato, Di Maio ha i suoi punti di forza nella capacità di comunicare (tanto in piazza che nel piccolo schermo) e nel rispetto di cui gode anche tra i parlamentari delle altre forze politiche, in gran parte dovuto alla correttezza con cui svolge il compito di vicepresidente della Camera dei deputati. Non stupisce, dunque, che il “Presidente” sia in predicato di diventare il leader sul campo del Movimento 5 Stelle, ovvero il candidato alla guida del partito alle prossime elezioni politiche (ammesso, ovviamente che l'Italicum conservi l'indicazione del "candidato" alla Presidenza del Consiglio).

La questione è nota da tempo ed è riassumibile in breve. C’è più di un indizio che porta a ritenere molto probabile che le prossime elezioni politiche si terranno tra il giugno e l’ottobre del 2016 (e non è un caso che in un primo momento lo stesso ministro Boschi aveva indicato il 1 luglio 2016 come “clausola di salvaguardia” dell’entrata in vigore dell’Italicum). Il Movimento 5 Stelle non ha un leader “spendibile” per le elezioni: ha un direttivo di 5 membri, un capo politico e un co-fondatore che si occupa del “lavoro sporco” (gestione della comunicazione, dei canali social, dei rapporti con le forze produttive, delle strategie “industriali” eccetera). La sovraesposizione di Beppe Grillo nella campagna elettorale delle Europee è stata controproducente, con toni che hanno allontanato l’elettorato moderato (ehm sì, in Italia i cosiddetti moderati sono quelli che non disertano mai le urne) e offeso i delusi degli altri partiti (bollati sostanzialmente come “collusi” e disonesti), senza alcuna chiarezza sulla linea politica a lungo termine (il perché dovesse cadere il Governo nel caso di un successo dei 5 Stelle non si è mai capito). Poi, l'idea di non puntare su una figura "unica" ma su una specie di entità plurale e collettiva mal si concilia con le dinamiche attuali del confronto politico, basate essenzialmente sulla personalizzazione dello scontro e sulla simbiosi fra partito e leader carismatico.

Tra le figure che si sono messe in evidenza in questi mesi quella di Di Maio sembra rispondere perfettamente ai "nuovi requisiti" e alle richieste della base, ed è più che gradito al duo Grillo – Casaleggio. In particolare, come ci raccontano fonti ben informate delle dinamiche interne al M5S, sarebbe proprio Gianroberto a caldeggiare l'investitura ufficiale del giovane di Pomigliano d'Arco.

Dopo averlo messo a capo del “Tour dei Comuni”, Casaleggio ha rafforzato il ruolo di Di Maio per quanto attiene alla comunicazione, proprio in vista delle Elezioni Regionali. Il vicepresidente della Camera avrà infatti un ruolo di primo piano nella “comunicazione” dei candidati alle elezioni regionali (mentre agli altri parlamentari è stato chiesto di mantenere un basso profilo sui territori, ovviamente con l’eccezione degli altri due big del “direttorio”, Fico e Di Battista), mentre in Campania scorterà la candidata Valeria Ciarambino nella (concreta?) speranza di ottenere un risultato migliore rispetto a quello delle Europee. A dettare la linea, in una serie di incontri blindatissimi, sarebbe stato lo stesso Casaleggio: nessuna iniziativa “personale” di singoli parlamentari a sostegno, ad esempio, di candidati al consiglio regionale; nessuna “sponsorizzazione” con volti e nomi dei parlamentari; limitazione dei poteri dei candidati alla carica di Governatore, “affidati” a Di Maio ed al suo staff; controllo “militare” di dichiarazioni e iniziative pubbliche da parte dei candidati alla carica di Governatore; riduzione al minimo delle presenze degli altri parlamentari alle iniziative politiche (cosa che, inutile dirlo, ha provocato più di qualche mal di pancia tra gli eletti grillini).

È, in buona sostanza, la prova decisiva per Luigi Di Maio e in tal senso il risultato elettorale è persino secondario: se il vicepresidente della Camera riuscirà ad evitare che riesplodano le sanguinosissime faide interne al Movimento, a contenere il tasso di litigiosità tra militanti di opposte fazioni (evitando quanto successo ad esempio con le candidature) e ad evitare che i candidati consigliere si danneggino a vicenda, allora dimostrerà di essere pronto per il livello successivo. E potrà mettersi in moto la macchina verso le politiche del 2016.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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