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La biografia dell’ex monsignore gay Charamsa: “La mia ribellione a ipocrisia della Chiesa”

“La prima pietra. Io, prete gay, e la mia ribellione all’ipocrisia della Chiesa” uscirà giovedì in libreria, edito da Rizzoli. Sul Corriere della Sera si legge un’anticipazione di quella che è “un’autobiografia che sarà forse accusata di essere incentrata soltanto sull’esperienza della sessualità”.
A cura di C. T.
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Krzysztof Charamsa

Krzysztof Charamsa, l'ex monsignore e teologo del Sant'Uffizio che lo scorso ottobre si era dichiarato pubblicamente omosessuale abbandonando l'abito talare e le cariche ecclesiali, alla fine l'ha fatto: ha scritto un libro in cui racconta tutta la sua vicenda. "La prima pietra. Io, prete gay, e la mia ribellione all’ipocrisia della Chiesa" uscirà giovedì in libreria, edito da Rizzoli. Sul Corriere della Sera si legge un'anticipazione di quella che è "un'autobiografia che sarà forse accusata di essere incentrata soltanto sull’esperienza della sessualità".

Nel libro si parla di Eduard Planas, il compagno di Charamsa con cui convive a Barcellona, un uomo che "sapeva tutto quello che possono sapere gli amanti di una notte" e non del sacerdozio dell'ex monsignore, che però non desiderava più nascondersi. E si parla del percorso – dalla prima storia con un uomo dopo aver preso i voti – che l'ha portato al coming out. "Questo uomo mi ha aperto a me stesso, ha innescato il processo della mia uscita dalla gabbia imposta dalla Chiesa, è stata la scintilla di cui avevo bisogno" scrive l’ex monsignore.

Il percorso per accettare la propria omosessualità è stato doloroso, e ha portato a una frattura con la Chiesa verso cui nutriva amore e dedizione totali. "Questo libro — si legge — è anche “la” biografia di una Chiesa, che domina le persone, le sottomette, inculca loro il senso di colpa e promette la salvezza. ‘Se pubblicamente rinuncerai alla tua sessualità, ti salverai'. Da cosa vorrebbe salvarmi? Dalla felicità di vivere, dalla serenità, dall’accettazione di me stesso, dalla tolleranza, dagli artisti gay, dai baci di Michelangelo?". Charamsa quindi accusa la visione della sessualità che ha la Chiesa, "l'odio verso papa Francesco" che circolava nel Sant'Uffizio, la mancata denuncia degli abusi di un prete verso un parente.

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