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La bella storia della pittrice Angela Vanini, dal part-time alla biennale di Zurigo

Angela Vanini è un’artista napoletana emigrata in Germania da giovane dove ha svolto tanti piccoli lavoretti per andare avanti senza mai dimenticare il suo sogno, che oggi vede realizzarsi.
A cura di Silvia Buffo
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Un ritratto di Angela Vanini.
Un ritratto di Angela Vanini.

Angela Vanini è la pittrice napoletana protagonista di Manifesta 11, la biennale di Zurigo, a cura di Christian Jankowski. La sua è un'incoraggiante storia di successo, di cui si sta parlando molto in questi giorni: era ancora minorenne quando con la sua famiglia si è trasferita in Germania a diciotto anni prova ma con nessun risultato a iscriversi all’Accademia di Stoccarda. L'obiettivo di Angela Vanini era uno solo: guadagnare in Germania per poi tornare a Napoli tra i suoi affetti autentici. Ma le speranze di poter guadagnare con l'arte erano vane e Angela si è dimostrata sin da subito una persona pratica, rimboccandosi le maniche e lavorando come parrucchiera, da buona napoletana è andata avanti con l'umiltà ma continuando a coltivare i suoi sogni.

Il fortunato incontro con Christian Jankowski

Non sono mancate le fragilità e i complessi nel chiedersi perché non riuscisse ad entrare in Accademia, insicurezze che però non riescono a scalfire la sua determinazione ed è così che decide di rimediare a quello che per lei era prioritario, studiare e formarsi: si iscrive ad un'accademia privata, che frequenta per ben quattro anni e va avanti per la sua strada, una strada che ad un certo punto si incrocerà con quella di Christian Jankowski.

La metafora del cambiamento

L'incontro catartico avviene un anno e mezzo fa, lui le chiede: “Che cosa fai per vivere", domanda che per un'artista non è di certo priva d'ispirazione e lei non solo riflette sulla sua condizione di donna comune e pittrice al tempo stesso ma si mette a lavoro, inaugurando una serie pittorica come risposta non solo a chi l'ha messa nella condizione di riflettere ma più che altro fornendo una risposta a se stessa, l'incontro con Jankowski è la metafora del cambiamento, il premio che aspettava da tempo.

Il lavoro part-time diventa arte

Tutti i mestieri che ha svolto sono illustrati in chiave strettamente artistica nella serie pittorica 400-Euros Jobs: sfruttando i minijob, con cui la legge tedesca consente di non pagare le tasse per i lavori part-time, retribuiti fino a 400 euro, 15 ore settimanali, Angela Vanini è riuscita a districarsi fra routine e arte e a trarne al tempo stesso ispirazione elaborando dodici dipinti, uno per ogni mese dove ad essere protagonista è lei stessa, facilmente riconoscibile per i suoi capelli biondi. A variare di opera in opera è lo scenario, sempre differente: dalla fabbrica al bar, al laboratorio tessile, sino alle scale che sta pulendo, i soliti lavoretti salvifici che consentono di sbarcare il lunario. Angela è riuscita a raccontare la storia di molti e creare quell'inevitabile empatia e identificazione da parte di chi in questi giorni a Zurigo sta ammirando la sua arte.

Realismo e tradizione nella pittura di Angela Vanini

Il dipinto è reale e non è l'unico caso ultimamente in cui nell'arte trionfa un forte senso di realtà, quasi tangibile, come è successo anche con il dipinto dell'artista australiano James Needham, che nel giro di pochi giorni ottenne un milione di visualizzazioni e non con poche polemiche come accade quando si innesca quel irrefrenabile meccanismo alchemico che con una sola parola possiamo definire ‘successo'. Alla base del lavoro di Angela Vanini c'è un'intensa ricerca di verità, di sé e del mondo circostante: in questo caso si va identificando con quei mini impieghi che nel corso di questi anni hanno caratterizzato la sua vita.

La semplicità come valore al fianco della tradizione

Caravaggio, Giuditta che taglia la testa a Oloferne, 1597-98 ca., uno dei dipinti preferiti di Angela Vanini.
Caravaggio, Giuditta che taglia la testa a Oloferne, 1597-98 ca., uno dei dipinti preferiti di Angela Vanini.

Una pittura che ha il sapore del nuovo ma che proprio per la sua forte connotazione realistica non dimentica i grandi nomi della tradizione come Caravaggio, una tradizione che emerge come di sostrato, quella del realismo nell’arte italiana, un realismo da percepire come un'introspettiva e metabolizzata coscienza e appartenenza dei fatti e non come mera riproduzione dell'esistente ma piuttosto come partecipata e viva esternazione delle cose interiori e della vita umana, proprio come Angela ha saputo brillantemente riportare nella sua serie pittorica 400-Euros Jobs.

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