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L’Onu sul tema della violenza sulle donne: “In Italia c’è poca protezione”

Ciò che emerge dal rapporto stilato da un’inviata delle Nazioni Unite è che in Italia la piaga della violenza sulle donne è presente e ne è responsabile lo stesso Stato incapace, nonostante le leggi, di dare reale protezione.
A cura di Susanna Picone
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Ciò che emerge dal rapporto stilato da un’inviata delle Nazioni Unite  è che in Italia la piaga della violenza sulle donne è presente e ne è responsabile lo stesso Stato incapace, nonostante le leggi, di dare reale protezione.

La parola “femminicidio” è comparsa ultimamente con una frequenza sempre maggiore sui vari quotidiani a fronte di un’emergenza che appare sempre più grave e che costringe, spessissimo, a fare la triste conta delle donne uccise il più delle volte in ambito familiare, dai mariti, i fidanzati, i genitori. Una tale, intollerabile, emergenza che ha spinto in tanti a mobilitarsi anche per chiedere al Parlamento di fare qualcosa per evitare questo scempio ed oggi, con il rapporto delle Nazioni Unite sul tema della violenza sulle donne in Italia, emerge non solo che, nonostante gli sforzi fatti, non vi è stato un calo delle violenze (o un miglioramento della vita delle donne) ma anche che il nostro Paese non è realmente in grado di proteggerle e di non esporle ad una violenza spesso già annunciata.

Il rapporto Onu sulla violenza sulle donne e la responsabilità dello Stato – L’allarme viene lanciato nel rapporto elaborato da Rashida Manjoo, relatore speciale sulla violenza contro le donne delle Nazioni Unite che ha visitato lo scorso gennaio il nostro Paese e ha stilato un documento che oggi è stato presentato a Ginevra. Secondo quanto emerge dalla sua analisi “il femminicidio è l’estrema conseguenza delle forme di violenza esistenti contro le donne”, che queste morti spesso sono solo l’ultimo atto compiuto dopo una serie di violenze che si protraggono nel tempo e che purtroppo la maggioranza di queste violenze non viene nemmeno denunciata dato che il contesto culturale presente nel Paese appare ancora maschilista e la violenza contro le donne non viene percepita come un crimine. Contro l’Italia, l’allarme viene lanciato perché, secondo quanto scritto nel rapporto dell’Onu, tali crimini definiti “di Stato” sono tollerati “dalle pubbliche istituzioni per incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita delle donne, che vivono forme di discriminazioni e di violenza durante la loro vita”.

Spesso la violenza resta in silenzio – Il problema riscontrato in Italia, infatti, non è solo relativo al quadro giuridico, di fatto anche sufficiente, ma che a causa della sua eccessiva frammentazione spesso determina punizioni inadeguate per i colpevoli. Anche i ritardi della giustizia possono infine incidere, secondo l’analisi dell’inviata dell’Onu, sull’esito di un caso e far cadere nel dimenticatoio una causa. Se da un lato, dunque, sono stati fatti sforzi da parte del Governo (anche attraverso l’adozione del Piano di Azione Nazionale contro la violenza), dall’altro questi sforzi non hanno portato ad una diminuzione dei crimini. I numeri che confermano questa emergenza, infine, appaiono di anno in anno più preoccupanti: nel 2011 in Italia sono morte 127 donne, il 6.7% in più rispetto all’anno precedente e di questi crimini 7 su 10 sono avvenuti in seguito a maltrattamenti fisici o forme di violenza fisica o psicologica. Per quanto riguarda, invece, il solo anno in corso, fino a giugno, sono state uccise già 63 donne.

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