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Opinioni

L’Italia è il paese peggiore dove vivere se sei giovane

In Italia, ormai, stanno bene solo gli over 50 mentre i giovani scontano redditi e salari peggiori di tutti. Qualche grafico e qualche dato per capirci qualcosa in più.
A cura di Michele Azzu
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“Chi sta vincendo?”, si chiede un’analisi pubblicata di recente dal quotidiano britannico The Guardian, in cui in una serie di grafici interattivi i giornalisti Caelain Barr e Carlo Zapponi si sono chiesti chi siano vincitori e sconfitti nella guerra dei redditi fra i paesi industrializzati.

USA, Australia, Spagna, Francia, Regno Unito, Germania e Canada: sono questi i paesi presi in esame dallo studio, e i dati ripresi dall’ “Income Study Database” del Lussemburgo, mostrano generazione dopo generazione, dagli anni ’80 fino ad oggi, quanto siano aumentati o diminuiti i redditi per ogni fascia di età (dai 20 fino agli 79 anni).

Il titolo dell’articolo si chiede chi “stia vincendo”, cioè chi oggi abbia un reddito maggiore rispetto alle generazioni precedenti, e rispetto agli altri stati. Ma a guardare i dati riferiti all’Italia, purtroppo, non è un mistero chi abbia già perso: sono i giovani italiani, che dai 20 fino ai 39 anni risultano quelli messi peggio di tutti.

“L’Italia è il paese peggiore in cui avere questa età”, riportano i risultati dei grafici. Ed è frustrante, a inserire la casella relativa al nostro paese, notare come al crescere dell’età non cambi il risultato: dai 20 ai 24 anni, dai 25 ai 29, dai 30 ai 34 e poi 40 fino ad arrivare ai sessantenni, gli italiani pagano un calo di reddito rispetto alle generazioni precedenti più forte rispetto ai loro coetanei degli altri paesi.

Più si è giovani, peggiore è la situazione. I 20-24enni ad esempio hanno perso rispetto al 2010 circa il 39% del reddito. I 25-29enni il 16%, e i 30-34enni il 10%. Sono dati che vengono direttamente confrontati con quelli relativi alle generazioni più anziane dello stesso paese.

il grafico sul reddito in picchiata dei 25-29enni
il grafico sul reddito in picchiata dei 25-29enni

Sappiamo, ad esempio, che mentre in termini reali i 20-24enni dispongono di 457 dollari in più dei loro coetanei del 1986, gli attuali 50-54enni italiani godono di ben 4.834 dollari in più rispetto a quell'anno. Un dato importante, quello degli over 50 italiani, se si confronta anche con gli altri segmenti giovani. I 35-39enni ad esempio dispongono di 1.288 dollari in più dei loro coetanei del 1986. Significa che gli over 50 godono, rispetto ai trentenni, di una differenza di reddito di oltre il triplo della cifra (sempre in confronto al 1986).

Questi dati della povertà drammatica dei giovani in Italia, in realtà, vengono confermati da tanti altri istituti italiani ed europei. L’Ultimo Bollettino della Banca d’Italia, ad esempio, evidenziava come la percentuale di under 35 poveri fosse raddoppiata negli ultimi 20 anni, e come gli under 35 abbiano il reddito più basso di tutti.

Il problema sta anche nei bassi redditi generali del Paese, da cui sembrano essere esenti solo gli over 50 e in misura maggiore gli over 60. Il rapporto “reddito e condizioni di vita” dell’Istat del 2015, infatti, indica come una persona su quattro in Italia sia a rischio povertà, dato più alto della media europea. Peggio di noi fanno solo Romania, Bulgaria, Grecia, Lettonia ed Ungheria.

Il reddito medio italiano rilevato dall’Istat è di 24.310 euro l’anno, con dati più alti al nord e inferiori al sud. Ma secondo il Ministero dell’Economia metà dei contribuenti italiani non supera i 16.213 euro l’anno di reddito complessivo dichiarato. Stessa cifra che risulta essere quella del reddito medio in Sicilia, Calabria e Campania, secondo l’Eurostat.

il grafico che confronta il reddito dei ventenni con gli over 50 italiani
il grafico che confronta il reddito dei ventenni con gli over 50 italiani

Ma per capire meglio la situazione relativa ai giovani, sarà utile fare riferimento anche a qualche dato sui salari. Secondo il “Salary Outlook 2015” realizzato dall’osservatorio Jobpricing la retribuzione annua lorda media in Italia è di 28.653 euro. L’OCSE posiziona l’Italia al 20esimo posto per retribuzioni reali su 34 paesi, dietro anche alla Spagna, con un dato medio di 35.442 dollari di salario annuo contro i 40.917 della Francia e 44.000 della Germania.

Se anche i salari, come i redditi, in Italia sono sensibilmente più bassi rispetto ai partner industrializzati, anche qui il dato peggiore è registrato dai giovani. Secondo i dati dell’osservatorio Jobpricing – basati sui numeri di OCSE e Eurostat e realizzati per il Sole 24 Ore – i dipendenti sotto i 35 anni hanno uno stipendio d’ingresso fra i più bassi d’Europa: 23.586 euro lordi, cioè 1.300 euro al mese (su cui poi pesa circa il 42% di tasse).

Un dato che è confermato anche dalle rilevazioni della società di consulenza Willis Towers Watson che identifica nell’Italia il paese peggiore per i salari d’ingresso al lavoro con 27mila euro annui. L’Italia, inoltre, sconta l’ultima posizione per retribuzione dei neolaureati. Il presidente di Jobpricing Mario Vavassori spiega questi dati con la caratteristica italiana dei salari “seniority driven”, cioè rapportati all’età, con un ovvio vantaggio per i più anziani che guadagnano di più. Il picco di retribuzione in Italia arriva a 55 anni, mentre nel resto d’Europa è a 40 anni.

Non stupiscono, dunque, i dati dei grafici interattivi del Guardian che dipingono l’Italia come il paese peggiore per il reddito dei giovani. Da notare, inoltre, come secondo il Ministero dell’Economia l’aumento del reddito medio l’anno passato sia stato determinato principalmente dalla crescita dei redditi da pensione (+3.2%), nonostante un calo del numero dei pensionati.

I numeri più recenti su redditi e salari, insomma, parlano chiaro. Ancora una volta l’Italia non è un paese per giovani. O come riportano i risultati pubblicati dal Guardian: “…e l’Italia è il posto peggiore per avere questa età”.

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Michele Azzu è un giornalista freelance che si occupa principalmente di lavoro, società e cultura. Scrive per L'Espresso e Fanpage.it. Ha collaborato per il Guardian. Nel 2010 ha fondato, assieme a Marco Nurra, il sito L'isola dei cassintegrati di cui è direttore. Nel 2011 ha vinto il premio di Google "Eretici Digitali" al Festival Internazionale del Giornalismo, nel 2012 il "Premio dello Zuccherificio" per il giornalismo d'inchiesta. Ha pubblicato Asinara Revolution (Bompiani, 2011), scritto insieme a Marco Nurra.
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