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L’Isis conquista la periferia di Palmyra: timore per il sito archeologico

In queste ore sono in corso durissimi combattimenti nei sobborghi della città: spostate in luoghi sicuri centinaia di statue.
A cura di Biagio Chiariello
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UPDATE: I miliziani dello Stato Islamico hanno riconquistato una parte della città di Palmyra, nel centro della Siria, in un'area non distante dalle rovine archeologiche patrimonio mondiale dell'Unesco. Centinaia di abitanti si stanno dando alla fuga ed anche l'ospedale locale è stato evacuato. L'arrivo dell'Isis a Palmyra era stato preannunciato dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), che aveva comunicato come i miliziani avessero preso il controllo della periferia nord della città. E' qui che si stanno concentrando intensissimi scontri. Il timore che i miliziani possano distruggere le antiche rovine ha convinto Maamoun Abdulkarim, direttore delle antichità e dei musei siriani, a spostare centinaia di statue in luoghi più sicuri: "Abbiamo spostato in luoghi sicuri centinaia e centinaia di statue. Temiamo ora per il museo e per i tanti reperchi antichi che non possiamo spostare". Ai timori del direttore si associa la direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova, per chiedere lo "stop immediato" delle ostilità a Palmira. "Sono profondamente preoccupata, i combattimenti minacciano uno dei siti più significativi del Medio Oriente e la popolazione civile che vi risiede".

Ieri il presidente americano Barack Obama ha riunito il Consiglio per la sicurezza nazionale "per discutere la situazione in Iraq e la strategia per far fronte all'Isis". L’incontro si sarebbe reso necessario dopo la riconquista di Ramadi da parte dei jihadisti, che molti considerano una mezza figuraccia per l’amministrazione Obama. Dopo aver chiesto al premier iracheno Haider Al Abadi di rinunciare alle milizie sciite nella città per non spingere i sunniti verso lo Stato Islamico, gli Stati Uniti sono stati praticamente costretti ad appoggiare con i bombardamenti aerei le stesse truppe filo-iraniane che finora osteggiavano. Il Consiglio servirà magari a rivedere la strategia militare.

Rischio carneficina a Ramadi

L'esercito iracheno e le milizie paramilitari sciite si sono infatti ammassate attorno a Ramadi per la controffensiva che permetta di riconquistare la strategica città a 100km da Baghdad caduta in mano ai miliziani dell’Isis. Ma adesso si teme che la presenza delle milizie sciite in una provincia, al Anbar, a maggioranza sunnita faccia diventare la città sull'Eufrate una polveriera. Sono già 40.000 gli abitanti fuggiti da Ramadi, da dove arrivano notizie di rastrellamenti operati dai jihadisti casa per casa alla ricerca di agenti e membri delle forze di sicurezza. In tre giorni di combattimenti sono già morte 500 persone.

Obama appoggia l'Iraq

Obama ha accolto con favore la decisione del governo iracheno “di sviluppare un piano consolidato per riprendere Ramadi con tutte le forze associate sotto il comando iracheno e ha ribadito il forte sostegno degli Usa al premier iracheno al-Abadi”, scrive la Casa Bianca. Nel corso della riunione, Obama ha inoltre espresso soddisfazione “per la decisione assunta dal Consiglio dei ministri iracheno di accelerare l'addestramento e l'equipaggiamento delle tribù locali in coordinamento con le autorità (della provincia) di al Anbar, di ampliare il reclutamento per l'esercito iracheno e di addestrare la polizia locale”.

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