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La Nato interviene nell’Egeo: un nuovo ostacolo nel viaggio dei migranti?

Ancora poco si sa della nuova operazione, ma alcune associazioni sono preoccupate: “Intercettare i rifugiati mentre cercano di raggiungere l’Europa e rimandarli in Turchia, paese che già ne ospita due milioni e mezzo, costituirebbe una grave violazione del diritto d’asilo e una beffa nei confronti del diritto internazionale”.
A cura di Claudia Torrisi
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I numeri delle prime sei settimane del 2016 fanno impressione: oltre 80.000 rifugiati e migranti arrivati in Europa via mare, più di 400 morti in naufragi nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Più di 2.000 persone al giorno da gennaio hanno rischiato la propria vita nel tentativo di raggiungere l'Europa. La maggior parte di loro – circa il 58% – sono donne e bambini, oltre il 91% proviene da uno dei dieci paesi che nel mondo producono più rifugiati: Siria, Afghanistan e Iraq. Intervistati al momento del loro arrivo in Europa, la maggior parte dei sopravvissuti a questi viaggi della speranza ha raccontato di aver dovuto lasciare la propria casa perché in fuga da conflitti. Le cattive condizioni del mare, il rigido clima invernale o i disagi subiti al momento dell'arrivo non sono stati dei deterrenti sufficienti per chi si è messo in viaggio. La situazione allarmante è stata denunciata dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – Unhcr, che ha auspicato che gli stati membri dell'Ue lavorino a un ritmo più veloce per attuare tutte le misure concordate nel 2015, anche se "molto resta da fare per rafforzare le capacità di accoglienza nei punti di ingresso per l'Europa".

È notizia di ieri che la Nato invierà alcune sue navi in pattugliamento nel mar Egeo. L'obiettivo della missione – che sarà gestita da Germania, Turchia e Grecia, con il "pieno sostegno" degli Stati Uniti – dovrebbe essere quello di colpire i trafficanti e le reti criminali. "Esiste un sindacato criminale che sta sfruttando la povera gente con un’operazione oragnizzata di traffico di essere umani. Colpendo in questo modo si può ottenere il massimo effetto, che è il nostro principale intento", ha dichiarato ilsegretario della Difesa Usa Ashton Carter, spiegando la missione. Dovrebbe trattarsi sulla carta, come ha spiegato il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, di effettuare "ricognizioni, monitoraggio e sorveglianza degli attraversamenti illegali, in collaborazione con le autorità locali" per "aiutare Grecia, Turchia e Unione Europea a fare fronte al flusso di profughi e migranti e a una situazione molto pesante. Non si tratta di respingere o rimandare indietro i migranti". Il punto, però, non è chiarissimo: se non è previsto di scortarli (o di soccorrerli), cosa si farà con i barconi intercettati se non rimandarli indietro?

Nonostante dell'operazione si sappia ancora poco, la presenza delle navi ha già allarmato alcune organizzazioni internazionali, preoccupate che il tutto si traduca esclusivamente in un nuovo ostacolo nel viaggio dei profughi. Iverna McGowan, direttrice dell'Ufficio di Amnesty International presso l'Unione europea, ha ricordato che "centinaia di rifugiati, tra cui molti bambini, sono morti dall'inizio dell'anno lungo la pericolosa rotta che attraversa l'Egeo. Ogni nave della Nato che dovesse incrociare un'imbarcazione in difficoltà dovrà fornire immediata assistenza allo scopo di salvare vite umane". Amnesty ha chiesto che "in alcun modo le forze della Nato" diventino "un ulteriore ostacolo tra i rifugiati e la protezione internazionale cui hanno diritto. Intercettare i rifugiati mentre cercano di raggiungere l'Europa e rimandarli in Turchia, paese che già ne ospita due milioni e mezzo, costituirebbe una grave violazione del diritto d'asilo e una beffa nei confronti del diritto internazionale". L'Europa dovrebbe invece "attuare, ingrandendone la portata, il proposito di reinsediare i rifugiati che si trovano in Turchia. Prevedere percorsi legali e sicuri è l'unico modo per dissuadere le persone dal tentativo di entrare irregolarmente in Europa attraverso viaggi pericolosi". Dalle poche notizie trapelate, però, pare che tra i compiti delle navi ci sia, una volta soccorsi i migranti, di riportarli sulle coste da cui sono partiti.

Altre perplessità sono state espresse dal presidente di Medici senza frontiere Italia, Loris De Filippi, secondo cui "il coinvolgimento della Nato nella ‘sorveglianza degli attraversamenti illegali' è pericolosamente miope. Le persone continueranno a rischiare la loro vita in cerca di sicurezza e protezione, indipendentemente dagli ostacoli imposti dall’Ue e ora anche dai leader della Nato. Quante altre morti ci vorranno prima che l’Europa, la Turchia e altri paesi concentrino le proprie energie nel creare soluzioni umanitarie invece di misure deterrenti che mancano in modo evidente l’obiettivo?".

A esprimere preoccupazione è stata anche Pro Asyl, la più grande organizzazione pro immigrazione della Germania, uno dei paesi che ha spinto di più per la missione Nato. Secondo la onlus "in realtà si vuole ottenere che le vie di fuga dalla Turchia verso l'Europa siano bloccate". L'operazione potrebbe tradursi in un "respingimento illegale" dei migranti e comporterà nuove "violazioni dei diritti umani".

Nel report dell'Unhcr denuncia anche che le prime settimane del 2016 "hanno anche visto diversi sviluppi in Europa" che suggeriscono che molti paesi non stiano cercando una reale soluzione all'emergenza profughi. Il riferimento è a misure e controlli serrati alle frontiere in molti stati o richieste d'asilo rese sempre più complicate. "Sul fronte legale – si legge nel documento dell'Unchr – sono state imposte misure restrittive in materia di ricongiungimento familiare nel mese di gennaio in Danimarca" (dove da un anno si è passati a tre), mentre "altri paesi stanno contemplando una legislazione simile o addirittura più restrittiva". Senza dimenticare le misure del governo danese per la confisca dei beni ai profughi, o la ripetutamente ventilata fine di Schengen. "Una corsa verso il basso aiuta nessuno", ha commentato l'Unchr, che, pur riconoscendo "le sfide che alcuni paesi europei si trovano ad affrontare a causa di arrivi significativi di richiedenti asilo, rifugiati e migrant" e che gli "Stati hanno il diritto sovrano di gestire i loro confini", vorrebbe che questo fosse fatto considerando "il possibile impatto dannoso delle singole misure sui diritti e le vite dei rifugiati".

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