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Opinioni

L’insostenibile propaganda del M5S sul voto di scambio politico mafioso

Come da copione, con l’avvicinarsi delle elezioni cambiano le carte in tavola e sull’altare della propaganda si sacrifica tutto: coerenza, buonsenso e onestà intellettuale. Il 416 ter è un esempio lampante. Ma davvero ci toccherà assistere ad una campagna elettorale di questo tenore?
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"Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo". Così scriveva Noam Chomsky, sintetizzando in poche parole il ragionamento sui "meccanismi di controllo sociale" e sulla manipolazione del pensiero collettivo. Una riflessione che si adatta perfettamente al clima che si respira nel Paese dell'eterna transizione e della emergenza continua che si avvia ad una nuova consultazione elettorale. Del resto, del meccanismo di mobilitazione e contromobilitazione della pubblica opinione si discetta da tempo, con l'acclarata involuzione del rapporto fra politica, istituzioni e cittadini, tra sfiducia, qualunquismo, demagogia e propaganda.

Lo scenario che si prospetta è dunque facilmente prefigurabile. Una campagna elettorale giocata su contrapposizioni vere o strumentali, ma che si muove tutta all'interno di un sistema chiuso, blindato, in cui è la propaganda a dettare regole e tempi dell'agire. E in cui a contare è una concezione messianica della politica, che influenza non solo la percezione del dibattito, ma anche e soprattutto il confronto fra i cittadini. Quello che vedremo nelle prossime settimane, in tal senso, sarà un caso che farà scuola.

E la polemica sul 416 – ter è una anticipazione di quello che ci aspetta. Con la mobilitazione delle truppe grilline, la contromobilitazione di quelle piddine, la guerra delle citazioni (ad un certo punto sembrava un surreale duello Cantone / Roberti versus Gratteri / Imposimato) e la perdita di qualunque aderenza del dibattito con la realtà dei fatti. La polemica del Movimento 5 Stelle ha in questo caso sì evidenziato alcune lacune del nuovo impianto della legge, ma allo stesso tempo ha mostrato l'incoerenza e l'utilizzo strumentale dell'attività parlamentare ai fini di propaganda elettorale. A partire dalle cifre: il "dimezzamento" delle pene (che non lo era) ha dopo qualche giorno lasciato il passo alla "diminuzione del 40%" (forbice massima per eccesso, invece di una più corretta media). Per continuare con la paventata "possibilità di ricandidarsi" per il politico condannato (ci sarebbe la Severino eh). E per finire con una piccola, piccolissima dimenticanza: i deputati del Movimento 5 Stelle avevano votato compatti il sì alla legge con le pene da 4 a 10 anni. È accaduto alla Camera, a luglio, con la votazione all'unanimità di un testo che recitava:

Chiunque si accordi per il procacciamento di voti con le modalità del terzo comma dell’art. 416 bis in cambio della promessa o della erogazione di denaro o di altra utilità economicamente valutabile è punito con la reclusione da 4 a 10 anni.

La stessa pena si applica a chi promette di procacciare i voti con le modalità indicate dal periodo precedente.

Ovviamente la difesa d'ufficio è: "Si trattava di una traccia, poi il provvedimento è stato migliorato e non si capisce perché si è tornati indietro alleggerendo le pene". Tutto giusto, per carità. Ma quando lo avete votato a luglio comunque non era un regalo alla mafia, giusto? Non era il segno della sconfitta dello Stato e del trionfo della mafia, vero? E allora, perché mai dovrebbe essere accettabile una propaganda simile? Si poteva spiegare ai cittadini che una buona legge è stata cambiata per una mediazione al ribasso figlia di calcoli politici senza urlare al complotto massonico – mafioso?

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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