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L’inchiesta che fa tremare la Juve: presunti rapporti tra il presidente Agnelli e mafiosi

Il presidente della Juventus Andrea Agnelli avrebbe incontrato esponenti della criminalità organizzata scendendo a patti con loro per mantenere la quiete allo stadio. La notizia è riportata dal Fatto Quotidiano, che cita anche la Procura della Figc. Da parte loro, i bianconeri assicurano che “nessun dipendente o tesserato è stato indagato in sede penale”.
A cura di Biagio Chiariello
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“Ha agevolato i bagarini ultras e incontrato gente della malavita”. Se quanto scrive oggi Il Fatto Quotidiano corrispondesse al vero, Andrea Agnelli, presidente della Juventus, dovrà gestire una doppia inchiesta, una portata avanti dai magistrati di Torino, l’altra dal procuratore federale Figc. Secondo le due magistrature, ci sarebbe stato un accordo tra la squadra bianconera e i gruppi di tifosi organizzati per salvaguardare la quiete all’interno dello stadio, sul bagarinaggio e sugli affari della malavita.

Indagine sui biglietti e i boss mafiosi

Ecco quello che scrive il prefetto Pecoraro: "Con il dichiarato intento di mantenere l’ordine pubblico nei settori dello stadio occupati dai tifosi ‘ultras’, (Agnelli) non impediva ai tesserati, dirigenti e dipendenti della Juventus di intrattenere rapporti costanti e duraturi con i cosiddetti ‘gruppi ultras’, anche per il tramite e con il contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata, autorizzando la fornitura agli stessi di dotazione di biglietti e abbonamenti in numero superiore al consentito, anche a credito e senza presentazione dei documenti di identità dei presunti titolari, così violando disposizione di norme di pubblica sicurezza sulla cessione dei tagliandi per assistere a manifestazioni sportive e favorendo, consapevolmente, il fenomeno del bagarinaggio”.

L'accusa più grave per Agnelli, però, è quella di aver "partecipato personalmente in alcune occasioni, a incontri con esponenti della malavita organizzata e della tifoseria ‘ultras’". La procura, come riferisce il Fatto Quotidiano, cita poi un'intercettazione di Fabio Germani, un ex ultrà legato a un esponente della cosca mafiosa calabrese Pesce-Bellocco, che il 15 gennaio 2014 diceva: "Io vado a trovare il presidente Andrea Agnelli in ufficio ogni tre per due".

L'ex prefetto, ricorda sempre "il Fatto", "ha ricevuto a novembre gli atti da Torino e, dopo ulteriori accertamenti, ha deciso di non archiviare". "La Juventus ha risposto con le controdeduzioni e ha indicato, come persona informata, l'amministratore delegato Beppe Marotta, che nell'ultimo periodo è uscito dalle grazie di Agnelli" si legge ancora sul quotidiano.

La replica della Juventus

Ma la Juve non ci sta ed ha subito affidato ai propri legali la replica ai quotidiani che hanno proposto la notizia. "Juventus Football Club e il Presidente Andrea Agnelli, – si legge nel sito ufficiale dei bianconeri – alla luce di alcuni articoli pubblicati in questi giorni, comunicano di aver affidato ai legali la tutela della propria onorabilità e rispettabilità. i precisa che la Procura della Repubblica di Torino ha avviato, e recentemente concluso, un'indagine su alcune famiglie ritenute appartenenti alla ‘ndrangheta alle quali si contestano oltre a reati contro persone e patrimonio, anche il tentativo di infiltrazione in alcune attività di Juventus Football Club. Si ricorda inoltre che nessun dipendente o tesserato è stato indagato in sede penale. Si precisa altresì che, nel pieno rispetto delle indagini e degli inquirenti, la società ha sempre collaborato mantenendo uno stretto riserbo a tutela del segreto istruttorio. Per quanto attiene alla giustizia sportiva, la società ha già dimostrato fattivamente la propria disponibilità a collaborare".

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