L’Europa non ha migliorato la vita degli italiani (che vogliono cambiarla, non uscirne)
È lo studio "Gli italiani e l'Europa" realizzato da Tecnè per la Cgil e presentato a Ventotene dal segretario generale Susanna Camusso a regalare una preziosa istantanea del “sentimento” degli italiani nei confronti delle istituzioni europee. I dati, che sono stati raccolti nel mese di luglio su un campione di mille persone e che sono stati confrontati con le rilevazioni del dicembre 2013, mostrano un calo generalizzato della fiducia degli italiani nelle istituzioni europee (e non solo). In particolare, per gran parte degli intervistati, l’Europa non riesce a garantire un miglioramento degli standard di vita e continua ad evocare (per il 55% degli intervistati) una “immagine negativa”. Questo dato, in particolare, risulta interessante proprio perché non lineare per fasce di età e per area di residenza: il 65 percento dei giovani fino ai 29 anni ha infatti una idea positiva dell’Europa, mentre la diffidenza aumenta in quelle aree del paese in cui è più marcato il “disagio sociale” (Sud, Isole ma anche periferie di grandi centri urbani).
Il dato più rilevante, come dicevamo, è quello del miglioramento degli standard di vita: per l’82,7% degli italiani l’appartenenza alla Ue non ha prodotto miglioramenti concreti. Discorso simile per la stabilità economica: per il 66,5% degli intervistati essere nella Ue non garantisce maggiore tranquillità e il 54,2 percento non pensa che rimanere nell’Unione sia un “fattore di rassicurazione” rispetto alla crisi economica. Allo stesso modo, gli italiani non credono che l'appartenenza alla Ue abbia garantito loro maggiori opportunità lavorative o di affermazione professionale.
Il giudizio è dunque molto duro, ma la “soluzione” non è l’abbandono dell’area Euro. Ecco cosa pensano infatti gli italiani sulla possibilità di uscire dall’Unione Europea:
