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L’energia elettrica non è un bene indispensabile, lo dice la Cassazione

L’Alta Corte ha respinto il ricorso di una dona che aveva sottolineato di essere stata spinta a farlo dallo stato di necessità in cui era ridotta.
A cura di A. P.
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L’energia elettrica non è un bene indispensabile alla vita, per questo chi ruba la corrente, anche se povero, non è assolutamente giustificabile. A ribadirlo è stata la Corte di Cassazione chiamata a decidere su caso di una donna pugliese dichiaratasi sfrattata, senza lavoro e con una figlia incinta e che era stata scoperta mentre si allacciava abusivamente alla rete elettrica senza nessun contratto. La donna infatti si era giustificata davanti ai giudici sottolineando lo stato di necessità che l'aveva spinta al gesto e chiedendo quindi clemenza, ma per l'alta Corte l'elettricità procura "agi e opportunità" ma non averla non mette a rischio l'esistenza.

Per i giudici, nel caso specifico la mancanza di energia elettrica non comportava nessun pericolo di danno grave alla persona,  "semmai idoneo a procurare agi e opportunità, che fuoriescono dal concetto di incoercibile necessità". Per questo la donna, una quarantacinquenne di Francavilla Fontana, in provincia di Lecce, non solo si è vista respingere il ricorso e confermare invece la condanna già inflitta nei precedenti gradi di giudizio oltre, ma ha subito anche una nuova condannata al pagamento di 2mila euro di multa per la pretestuosità dei motivi di ricorso.

Per lei la Corte di appello di Lecce il 28 settembre 2016 aveva leggermente ridotto la pena rispetto al primo grado dichiarando però sussistente l’aggravante di aver agito fraudolentemente dal momento che anche quando l’allaccio avviene "senza rompere o trasformare la destinazione del cavo", si tratta sempre di un allaccio abusivo compiuto con fraudolenza.

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