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L’Emilia non si è mai fermata – Reportage ad un anno dal sisma

L’Emilia non si è mai fermata. La rinascita dopo il sisma del maggio scorso è stata, se possibile, più veloce della distruzione. Anche grazie alle donazioni.
A cura di Diletta Parlangeli
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Nei disegni appesi alle pareti di queste scuole spesso tirate su dal nulla, in tempi record, i colori fanno a cazzotti con le parole. Il terremoto “è un mostro”, scrivono i bimbi affianco a torri cadenti e case in macerie. Qualche persona grida aiuto dal balcone, ma ci sono anche le “porte della speranza” e qualche fiore. L’Emilia non si è mai fermata. La rinascita dopo il sisma del maggio scorso è stata, se possibile, più veloce della distruzione, anche grazie alla grande macchina delle donazioni.

Raffaela Pellacani è la dirigente del circolo didattico di Cavezzo, Medolla e San Prospero – si parla di circa 1140 alunni tra scuole dell’infanzia e primarie e di un centinaio di docenti –  ed era tra coloro che una volta affrontate le urgenze, ha dovuto pensare a come riprendere il proprio lavoro, quello di insegnanti e alunni. Una ricerca febbrile, palmo a palmo sul territorio, di spazi che almeno potessero ospitare le tensostrutture. L’obiettivo era essere operativi per l’apertura dell’anno scolastico, il 17 settembre: così è stato. Ma per i bambini c’era bisogno di progetti, di idee dada cui ripartire. Come la banda messa in piedi grazie al contributo dei musicisti della Fondazione scuola di musica Carlo e Guglielmo Andreoli di Mirandola, altro paese fortemente colpito, con alcune zone storiche ancora transennate e case tenute in piedi dalle puntellature esterne.
“Questo terremoto è stata una calamità, ma ci ha dato molte nuove opportunità – prosegue la Pellacani raccontando chi ha offerto viaggi e visite gratuite ai ragazzi delle scuole– Non voglio che sembri un’eresia, ma non abbiamo mai avuto tanti soldi”.

Di necessità, virtù. Così due quarte elementari di San Prospero sono adesso una banda vera e propria: “Sarebbe un progetto da 15mila euro l’anno, e contiamo di farlo continuare per due”. Un’occasione per fare squadra, importante su un territorio che ha subito un trauma del genere, e un’opportunità per le famiglie che non possono sostenere un impegno economico del genere.

Quando la macchina si ferma a San Felice, il panorama è lo stesso. La scuola, anche qui, è stata considerata una priorità assoluta. “Dopo il 29 maggio tutte le scuole erano inagibili – spiega Giovanni Giovannelli, vicesindaco – ma per l’8 ottobre tutti erano a fare lezione al coperto”. In un modo o nell’altro. San Felice conta 11mila abitanti come comune, con un ritmo delle nascite di  circa 130 bambini all’anno  e sono già molte le strutture tirate su ex novo: un container ospita 12 classi della scuola media inferiore, mentre un intero Polo Scolastico è stato realizzato su un terreno che per fortuna era già di proprietà comunale. Due grossi edifici, costruiti con tutti i criteri antisismici e in classe A, che ospitano 6 sezioni di scuola dell’infanzia statale, 4 sezioni del nido comunale, e 21 classi – ma secondo Giovannelli si può arrivare a 25 – delle primarie.  Anche qui hanno aiutato le donazioni: “Come Comune abbiamo raccolto oltre 2 milioni di euro, metà dei quali grosse donazioni, e l’altra parte medie e piccole (di questi, oltre 1,4 milioni da donazione diretta sul conto corrente, nda). Si è innescata una solidarietà inaspettata”.

Alcune donazioni arrivano in maniera diretta e mirata a singole zone o strutture, ma la maggior parte delle offerte di aiuti alle scuole sono monitorate dall’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna, dove opera il “Nucleo Sisma”.  Si tratta di una task force creata “per rispondere alle esigenze di tipo ordinamentale, di risorse, di adattamenti del calendario, di supporto complessivo alle istituzioni scolastiche e paritarie delle Province colpite”. A novembre 2012, la somma pervenuta alle scuole direttamente o in forme diverse (es. tecnologie) è nell’ordine di grandezza di 1 milione di euro. L’Ufficio Scolastico Regionale ha, a sua volta, assegnato alle scuole la somma complessiva di circa 1,5 milioni di euro.

Anche le scuole che dall’esterno non mostrano grandi cedimenti, come le medie, hanno le crepe dentro, come una strana metafora della popolazione che vive in queste terre: da fuori sembra tutto in piedi. Dentro, invece, è diverso. Ne sa qualcosa Marilena Esposito, docente in molti atenei italiani tra i quali la Sapienza di Roma. E’ esperta in psicologia dell’emergenza (è stata ovunque, dal Pakistan ad Haiti) ed è arrivata in Emilia a titolo volontario, nei campi: “Il terremoto avviene a livello psicologico. Ciò che destabilizza è che il soggetto non conosce in alcun modo le reazioni che avrà”. Continua a seguire i bimbi del circuito scolastico diretto dalla Pellacani: “I bambini sono i più forti, perché vedono la realtà per quello che è, ma magari  vivono l’ansia o il terrore dei genitori”. Gli stessi adulti che spesso vengono tenuti buoni con metodi farmacologici: “Medici curanti e colleghi in queste situazioni tendono a somministrare psicofarmaci a go-go, ma non ha davvero nessun senso.  Serve lavorare sulle emozioni, sul lavoro di squadra e con tutto ciò che consenta ai ragazzi di esprimersi: disegno, scrittura, attività grafiche”

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