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L’economia dell’Europa cresce (e molto), l’Italia ancora a passo di lumaca

Le stime della Commissione Europea confermano le difficoltà del nostro Paese nel reggere i ritmi di crescita degli altri paesi membri della Ue: per Bruxelles il problema è la lentezza delle riforme strutturali.
A cura di Redazione
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Per il quinto anno consecutivo il Pil dell’Eurozona farà segnare un consistente aumento, con una crescita rivista al rialzo, dell’1,7% per il 2017 e dell’1,8% per il 2018. Bene anche i dati sulla disoccupazione, che nel 2018dovrebbe attestarsi all’8,9%, al minimo storico dal 2009, con una ulteriore discesa dello 0,5% rispetto al 2017. Sono queste le previsioni della Commissione Ue diffuse poco fa, che evidenziano come si possa parlare di una “ulteriore accelerazione” dell’economia dell’Unione, nonostante l’incertezza determinata dalla Brexit e da un negoziato che si annuncia molto lungo e complesso.

Se a Bruxelles prevale l'ottimismo, dalla Banca Centrale Europea, invece, filtrano le preoccupazioni per la scarsa inflazione: "Le spinte inflazionistiche di fondo restano moderato e non hanno ancora mostrato segnali convincenti di una tendenza al rialzo".

Meno positivi i dati che riguardano il nostro Paese, dal momento che la Commissione stima una crescita dello 0,9% per il prossimo anno, abbassando dello 0,2% la previsione che l’esecutivo guidato da Paolo Gentiloni ha messo nero su bianco nel Documento di Economia e Finanza. Anche per quanto concerne la disoccupazione, da Bruxelles fanno sapere di considerare l’Italia ancora “sotto osservazione”, dal momento che il tasso non dovrebbe scendere sotto l’11%, malgrado i miglioramenti degli ultimi mesi sul fronte dei nuovi occupati.

Come ha spiegato Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, l’Italia è da considerare nel novero dei Paesi che non sono riusciti a portare a termine “riforme strutturali ambiziose”. C’è invece il via libera alla manovrino con la quale il Governo ha corretto lo scostamento dello 0,2% e dunque contenuto la crescita del deficit strutturale al 2% del Pil per il 2017. Resta lontano, invece, il raggiungimento del pareggio di bilancio, che nel DEF è indicato per il 2020.

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