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L’asilo nega il pranzo vegano a un bimbo, i genitori fanno causa e il Tar condanna il comune

Secondo il giudice del Tar “Non ci si può rifiutare, senza un legittimo motivo, di servire cibo vegano” e dunque, senza adeguate motivazioni, il comune è tenuto ad assicurare pranzi sostitutivi per ogni esigenza etico-culturale.
A cura di Charlotte Matteini
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I genitori avevano espressamente richiesto alla scuola materna comunale che al proprio figlio fosse servito un menù vegano, quindi senza latte, uova, latticini e componenti di origine animale di qualsiasi tipo, ma l'amministrazione di Merano, comune altoatesino in provincia di Bolzano, ha opposto un secco rifiuto e la battaglia è finita in tribunale, che ha dato ragione ai genitori del bambino. La famiglia altoatesina ha infatti opposto ricorso al Tar dopo aver cercato di dialogare con l'amministrazione comunale, che ha sempre rifiutato di eseguire le richieste dei genitori del bimbo sostenendo che l'alimentazione vegana non fosse adatta per un bambino così piccolo. "Ci siamo semplicemente attenuti alle prescrizioni dei dietologi dell’Asl", ha spiegato il vicesindaco Andrea Rossi commentando la sentenza emessa dal Tar, che ha condannato il comune non a servire il pasto richiesto, ma a spiegare in maniera più dettagliata le motivazioni del rifiuto. "Noi abbiamo convocato la signora e le avevamo spiegato perché avremmo opposto un rifiuto: innanzitutto l’Asl ritiene il regime vegano non adatto a un bambino di quella età e dannoso in prospettiva per la sua crescita. Non entro nel merito nel se un adulto sceglie per sé cosa mangiare ma qui ci confrontiamo con altre esigenze. Abbiamo inoltre detto che non eravamo comunque in grado di garantire la sostituzione dei cibi indesiderati con altri consoni alle richieste della famiglia", ha spiegato Rossi.

Essendo in forte disaccordo con le motivazioni fornite dall'amministrazione comunale, la famiglia ha quindi opposto ricorso al Tar, ricorso che è stato accolto. O meglio: nella sentenza depositata due giorni fa, il giudice sostiene che il comune di Merano dovrebbe motivare meglio la propria posizione. "Non ci si può rifiutare, senza un legittimo motivo, di servire cibo vegano", sostiene il giudice Del Gaudio, sottolineando che il comune deve "assicurate adeguate sostituzioni di alimenti correlate a ragioni etico-religiose o culturali". "I nostri legali ci hanno comunicato che il collegio ci avrebbe dato torto per una carenza di motivazioni da parte nostra. Vedremo ora che atteggiamento assumere; noi continuiamo a essere convinti delle nostre ragioni e cioè che una dieta vegana non sia opportuna per un bimbo. Il nostro servizio mense sforna 3.800 pasti al giorno, abbiamo 8 menu diversi in base alle intolleranze alimentari, alle esigenze religiose. Se ci viene presentata una adeguata documentazione medica non esitiamo a venire incontro alle richieste; ma quella presentata dalla famiglia in questione è stata valutata dalla nostra Asl assolutamente generica", ha concluso il vicesindaco Rossi. Nel frattempo, il bambino continua a frequentare l'asilo e a mangiare solo verdure, senza aver per ora accesso a un pasto sostitutivo.

La stessa mamma, per lo stesso bambino, "già nel 2015 aveva fatto la medesima richiesta all'asilo nido e anche in quel caso il Comune di Merano si era messo di traverso chiedendo un preciso certificato medico che motivasse la richiesta della mamma, dicendosi preoccupato per la salute del piccolo", racconta il quotidiano Il Dolomiti. "E, come oggi, anche allora il Tar di Bolzano finì per dare ragione alla mamma dichiarando l’illegittimità della richiesta formulata dalla pubblica amministrazione e obbligandola a fornire il pasto vegano senza alcuna certificazione medica".

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