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L’appello del papà di Nicholas Green: “Importante sapere i destinatari degli organi donati”

L’appello del papà del piccolo statunitense di 7 anni rimasto ucciso in Italia e i cui organi furono donati a sette italiani: “La legge andrebbe cambiata per concedere a tutte le famiglie in cerca di conforto e consolazione la possibilità di sapere qualcosa di più sull’uomo o la donna che ha salvato la vita a un loro congiunto”
A cura di A. P.
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"Non essendo cittadino italiano, non sta a me dare consigli, ma avrei una domanda sulle modalità di applicazione della legge: per timore di qualche raro caso di incomprensione, è giusto negare a tutte le famiglie italiane in cerca di conforto e consolazione la possibilità di sapere qualcosa di più sull’uomo o la donna che ha salvato la vita a un loro congiunto, o la cui vita è stata salvata dalla loro generosità?", è la domanda che pone Reginald Green, il papà del piccolo Nicholas Green, il bimbo statunitense di 7 anni, vittima nel 1994 di un assassinio sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria mentre era in vacanza in Italia.

Alla morte del piccolo i genitori autorizzarono l'espianto e la donazione degli organi che andarono a sette italiani, di cui quattro adolescenti e un adulto, dando un fortissimo impulso alla pratica che all'epoca  non era affatto usuale nel nostro Paese. Ora Reginald Green, che è diventato uno strenuo sostenitore della donazione degli organi ha deciso di lanciare un appello alle autorità italiane affinché venga modificata la legge che impedisce al personale sanitario di rivelare l’identità dei trapiantati.

"Pochi mesi fa ho ricevuto una mail inviata da perfetti sconosciuti, ma il cui contenuto mi ha turbato. Proveniva da due coniugi inglesi il cui figlio 21enne era morto in un incidente a Palermo nel 2009 e i suoi organi donati a tre famiglie italiane. Nonostante i ripetuti tentativi compiuti in questi ultimi 8 anni, i genitori non sono riusciti a sapere nulla sui malati ai quali sono stati trapiantati gli organi del figlio. In ogni riga del loro messaggio si leggeva un profondo rammarico", ha scritto Green in una lettera aperta in cui ha sottolineato l'importanza per molte famiglie di avere questo contatto sempre col consenso dei riceventi.

"La legge mira a proteggere la privacy per consentire che si completi il processo di guarigione, sia per i donatori che per i trapiantati. È quello che tutti vogliamo. Ci si domanda però se la legge non si presti a un’interpretazione eccessivamente rigida quando una famiglia è alla ricerca di quelle informazioni che potrebbero restituirle la serenità" ha scritto Green, auspicando che in futuro sia consentito a entrambe le famiglie di prendere una decisione, con il supporto dei medici.

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