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L’allarme del M5S: “Questo Governo ci lascerà in mutande in autunno”

L’analisi del Def fatta dai gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle è impietosa: “Tagli degli investimenti pubblici nei servizi, crescita del debito pubblico, aumento dell’IVA già messo in conto”.
A cura di Redazione
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Come noto, in questi giorni il Parlamento è impegnato nella discussione del Def, il Documento di Economia e Finanza che contiene la programmazione della politica economica del nostro Paese per i prossimi anni, nonché le previsioni aggiornate sulle stime di crescita e sui principali indicatori finanziari. Si tratta di un documento centrale, che è da tempo finito al centro del dibattito politico, come terreno di scontro privilegiato fra opposizioni ed esecutivo.

Oggi torna alla carica proprio il Movimento 5 Stelle, con un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo che lascia presagire di che portata sarà la battaglia in Commissione e nelle Aule. Per i parlamentari del M5S non ci sono dubbi: questo Def è pessimo, dal momento che contiene "tagli degli investimenti pubblici nei servizi, crescita del debito pubblico", oltre all'aumento dell'IVA già messo in conto con le ormai famose clausole di salvaguardia. Le stesse stime che fornisce l'esecutivo non lasciano troppo spazio all'ottimismo:

Il Def, in conclusione, riporta ancora una volta il Governo sulla terra, nonostante si basi su previsioni del Pil molto ottimistiche. Se il Pil dovesse crescere ancor meno dell’1,2%, come è molto probabile, la finanziaria di ottobre ci lascerà letteralmente in mutande, tra aumenti di Iva già messi in conto e nuovi tagli lineari ai servizi pubblici.

La prospettiva è quella di una finanziaria 2017 durissima, considerando anche che nel "Def si prepara un’ennesima sforbiciata e dopo la lieve ripresa del 2015, ci sarà un crollo ulteriore di circa 6,5 miliardi tra investimenti fissi lordi, contributi agli investimenti e altre spese in conto capitale". Il problema è sempre la crescita economica, per la quale Renzi dimostra di non fare abbastanza:

Il premier fa la voce grossa in Europa sui decimali per non arrivare troppo debole alle prossime elezioni, ma non ha mai messo in discussione il Fiscal Compact, che impone un folle pareggio di bilancio pubblico a suon di tagli, liberismo sfrenato e privatizzazioni.
Gli investimenti pubblici sono l’unico ingrediente strettamente necessario per far ripartire un’economia depressa. […] Ebbene, “gli investimenti pubblici italiani sono costantemente al di sotto della media dell’Unione europea e ai suoi minimi da sempre dal dopoguerra, al 2,2% del PIL”. Nel periodo 2005-2015 sono letteralmente crollati: -26,3%. Quasi 100 miliardi di euro in meno in 10 anni.

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