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Kyenge non diffamò la Lega definendolo “partito razzista”: gip dà ragione all’ex ministra

Archiviata la querela per diffamazione presentata contro l’ex ministra dell’Integrazione dal leder della Lega Matteo Salvini. Secondo il giudice, si tratta di “diritto di critica politica” e le “forti espressioni utilizzate” erano “collegabili allo specifico episodio richiamato” del caso Calderoli.
A cura di C. T.
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Dire che la Lega Nord è un "partito razzista" non è diffamazione. A stabilirlo è stato il gip di Milano, Maria Vicidomini, nel decreto con cui ha archiviato la querela per diffamazione presentata contro l'ex ministra dell'Integrazione Cécile Kyenge dal leder della Lega Matteo Salvini.

Kyenge – ora europarlamentare – era stata sottoposta a diverse offese da parte di esponenti del Carroccio. Nel luglio del 2013 Roberto Calderoli l'aveva definita con "le sembianze di un orango". Per l'uso di quell'espressione per cui il Senato ha dato la sua "assoluzione", poiché "non aveva finalità di discriminazione razziale", mentre il processo penale risulta ancora pendente e la Corte costituzionale dovrà valutare se quell'offesa gode o meno dell'immunità parlamentare invocata dal leghista. Nello stesso anno, ad aprile, Mario Borghezio era stato accusato di aver propagandato "idee fondate sulla superiorità e sull'odio razziale o etnico" nel commentare la nomina di Kyenge come ministro; mentre Salvini aveva scritto su Facebook  che l'onorevole Kyenge era "utile ai cittadini italiani, simpatica, educata e gradevole come una zanzara in camera da letto".

L'europarlamentare – cui è stata anche assegnata la scorta dal Viminale in seguito al clima creatosi – aveva allora reagito dichiarando che "la Lega è un partito razzista", riferendosi alle offese ricevute. Due articoli, in particolare, sono stati fatti oggetto di querela. Il primo, sul quotidiano online Affari italiani, dove, si legge nell'atto del giudice, "Kyenge si limitò a rimarcare la necessità di sanzioni per i partiti o gruppi politici che si facessero portavoce di discorsi a contenuto razzista chiarendo espressamente che intendeva riferirsi non solo alla Lega Nord ma a tutti i i partiti. Si trattava dunque di affermazioni che nel loro complesso inerivano alla problematica dello stato di attuazione della legge-Mancino". Il secondo articolo era stato pubblicato sul quotidiano online Editoriale padano. Il gip ha osservato che "l'affermazione dell'indagata che la ‘Lega fosse un partito razzista' era spiegata dalla stessa Kyenge per l'assenza di sanzioni del partito verso i suoi esponenti che facevano dichiarazioni razziste, difendendoli anzi nelle aule giudiziarie", con riferimento alla vicenda Calderoli.

Il ogni caso, il giudice per le indagini preliminari ha sancito che da questo "discende il pieno rispetto dei limiti della critica politica in quanto le forti espressioni utilizzate, lungi dall'essere generiche e risolversi in frasi gratuitamente espressive di sentimenti ostili, erano collegabili allo specifico episodio richiamato" del caso Calderoli. Le parole della ministra "inerivano a un più complesso discorso dell'indagata nella sua veste di europarlamentare relativo alla necessità di monitorare le modalità di attuazione della legge-Mancino".

"Per aver detto che ‘la Lega è un partito razzista', Salvini mi ha querelato chiedendo che venissi condannata fino ad un anno di carcere. La pretesa dietro quella querela di Salvini era di zittirmi, la pretesa è che non si possa dire la verità, ossia che le parole d'odio che lui e molti membri del suo partito pronunciano ogni giorno non possano essere chiamate con il loro nome: razzismo, istigazione all’odio razziale", ha dichiarato Kyenge, secondo cui "da un lato Salvini e la Lega fanno della propaganda di matrice xenofoba il proprio principale strumento di conquista del consenso politico, fomentando sistematicamente l’odio verso chi viene da un altro Paese. E avvelenando la nostra società, dall'altro pretenderebbero di non pagare dazio, di nascondere la mano, con stupefacente doppiezza". La ministra però è sicura: "Non mi zittiranno perché questa battaglia è importante: ci sono membri di alcuni partiti, in primis la Lega Nord, che hanno allestito una sistematica macchina di diffusione di odio, razzismo e xenofobia, con il solo scopo di guadagnare voti. Infischiandosene delle conseguenze sociali di questa propaganda, e delle vere soluzioni ai problemi. Per paradosso, io non ho mai querelato la Lega per tutto quello che ho subito e subisco, perché è l’Italia, non la mia persona, la vera vittima della politica leghista. La reazione e la presa di consapevolezza deve essere collettiva, per sconfiggere questa pericolosa deriva".

Secondo il legale di Kyenege, Gian Andrea Ronchi, la decisione del gip è un "autogol politico" per Salvini, perché "ora la frase ‘la Lega è un partito razzista' è stata dichiarata legittima nell'ambito quantomeno di un contesto politico. La critica politica la può esercitare chiunque, qualsiasi cittadino, e non solo il politico. Potevamo sollevare la questione dell'immunità parlamentare come ha fatto Calderoli, ma non l'abbiamo fatto perché crediamo che l'affermazione del pensiero di qualsiasi cittadino sia l'esercizio semplice del diritto democratico".

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