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Juventus, il capo degli ultras suicida era un uomo dei servizi segreti

Raffaello Bucci era stato ingaggiato dall’agenzia di informazioni esterne per il suo ruolo di collegamento tra la tifoseria e la società bianconera.
A cura di Giorgio Scura
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Il capo degli ultras della Juventus, Raffaello Bucci, suicida lo scorso luglio, era in realtà un uomo dei servizi segreti. Secondo un dipendente dell'Aise, il servizio segreto esterno, Bucci era stato "ingaggiato" dall'agenzia proprio per il suo ruolo di collegamento tra società e tifosi ed aveva collaborato dal 2010 al 2015, secondo quanto riporta Repubblica.

Bucci era stato interrogato dai magistrati che indagavano sui rapporti tra tifoseria e criminalità organizzata interessata a gestire il business del bagarinaggio. L'inchiesta aveva reso particolarmente agitato l'uomo che più volte contattò il suo contatto nei servizi segreti per avere informazioni sullo stato dell'inchiesta.

Bucci, riferisce la fonte anonima dell'agenzia, era stato avvicinato per monitorare l'infiltrazione di frange eversive e di estrema destra nelle curve. Da qui nacque, nel 2013, un appunto, poi girato ai carabinieri che investigavano sul gruppo di ultras Gobbi, sull'interesse dimostrato da una importante famiglia di ‘ndranghetisti calabrese, gli Ursini, verso la curva bianconera.

Insomma Bucci, poi ingaggiato ufficialmente dalla società bianconera per gestire i rapporti con la tifoseria, sapeva già dal 2013 dei tentativi di infiltrazione mafiosa in curva, ma non avrebbe informato la dirigenza.

E proprio i dirigenti bianconeri, a partire dal presidente Andrea Agnelli che il 15 maggio sarà sentito come testimone nel processo, hanno sempre assicurato di non aver mai saputo di tentativi di infiltrazioni mafiose.

Infine, come nelle migliori spy story, c'è una strana coincidenza, che racconta sempre Repubblica:

Proprio il 7 luglio, il giorno della morte di Bucci, ci fu un improvviso black-out del servizio di intercettazione della procura di Torino che stava ascoltando le chiamate dell'uomo. Questo “incidente” creò non pochi problemi alla ricostruzione delle sue ultime ore e sui motivi del suo gesto (tanto che l'inchiesta è al momento archiviata). Gli inquirenti sono riusciti a recuperare solo i numeri di telefono contattati. In particolare, l'ultima telefonata prima di gettarsi dal viadotto Bucci la fece con un'utenza della Questura di Torino e in uso a un funzionario della Digos: "Era in ritardo per l'appuntamento che avevamo, mi disse che stava arrivando". Proprio in quei minuti però Bucci aveva fermato la sua Jeep Renegade in mezzo alla carreggiata e si preparava a mettere fine alla sua vita.

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