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Licenziata col Jobs Act, viene risarcita con sole 4 mensilità: il caso arriva alla Consulta

Se hai un contratto a tutele crescenti non bastano 4 mesi di indennizzo dopo il licenziamento: la sentenza è del Tribunale del Lavoro di Roma. La Corte Costituzionale dovrà esprimersi su uno dei punti cardine del Jobs act.
A cura di Annalisa Cangemi
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La normativa in materia di licenziamenti introdotta dal governo Renzi potrebbe essere considerata discriminatoria. Una sentenza del Tribunale del Lavoro di Roma ha rinviato alla Corte Costituzionale il contratto a tutele crescenti del Jobs act, perché violerebbe alcuni principi costituzionali, come il diritto al lavoro. La Cgil contesta "L'attribuzione di un controvalore monetario irrisorio e fisso a un diritto fondante come quello al lavoro; un’inadeguatezza delle sanzioni rispetto a quanto previsto dalla regolamentazione comunitaria e dalle convenzioni sovranazionali (Carta di Nizza e Carta sociale)".

Il casus belli riguarda una vertenza per licenziamento fatta da una lavoratrice assunta dopo l'entrata in vigore del Jobs act. La donna, Federica Santoro, aveva iniziato a lavorare per l'azienda Settimo Senso Srl dopo il 7 marzo 2015 (quindi dopo l'entrata in vigore del Jobs act) ed è stata licenziata per giustificato motivo economico. Il risarcimento che le è stato accordato è stato però considerato non congruo dal giudice Maria Giulia Cosentino, che lo scorso martedì ha rimesso la questione alla Corte Costituzionale.

Secondo il Tribunale del Lavoro di Roma infatti il Jobs Act potrebbe essere in contrasto con gli articoli 3, 4, 76, e 117 della Carta costituzionale, perché "l'indennità risarcitoria" di sole 4 mensilità sarebbe troppo bassa, soprattutto se paragonata a quella che un lavoratore assunto prima del Jobs act avrebbe ricevuto. L'articolo 3 della Costituzione sancisce il principio dell'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e in questo caso, secondo la Cosentino, la cifra accordata a Federica Santoro "non riveste carattere compensativo, né dissuasivo e ha caratteristiche discriminatorie", perché le riserverebbe un trattamento diverso rispetto a quello di altri lavoratori.

Esulta la Cgil: "Credo che presto potrebbero arrivare altre ordinanze di questo tipo magari rispetto all'illegittimità di licenziamenti per motivi disciplinari"- ha commentato il responsabile dell'Ufficio giuridico e vertenze Lorenzo Fassina – "La Corte potrebbe esaminare il caso entro la fine dell'anno e arrivare a sentenza entro l'inverno".

Se la Corte Costituzionale dovesse avallare la sentenza del Tribunale del lavoro il Jobs act potrebbe subire delle modifiche.

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