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Jobs Act, ora i renziani attaccano la Boldrini: “Critiche eccessive, lei resti garante”

Dura reazione dei fedelissimi del Presidente del Consiglio dopo le (misurate) critiche della Boldrini al metodo usato nei decreti del Jobs Act.
A cura di Redazione
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Non accennano a placarsi le polemiche dopo la diffusione dei testi dei decreti delegati del Jobs Act, il piano di riforma del mercato del lavoro fortemente voluto dal ministro Poletti e dal Presidente del Consiglio Renzi. Un po’ a sorpresa, però, al centro della polemica finisce una figura istituzionale, la Presidente della Camera Laura Boldrini, oggetto di durissime prese di posizione di esponenti di primo piano del Partito Democratico. La “colpa” della Presidente della Camera è di aver ricordato al Governo, peraltro nel complesso di una valutazione ottimistica del lavoro svolto, che sui decreti delegati del Jobs Act si è scelto di ignorare completamente i “pareri non favorevoli” espressi dalle Commissioni di Camera e Senato (nelle quali, paradossalmente, lo stesso Partito Democratico ha una larga maggioranza). Una polemica rilanciata anche dalla minoranza del Partito Democratico, con Cuperlo che aveva subito ricordato come i pareri negativi su alcuni punti caratterizzanti dei decreti legislativi (controllo a distanza e demansionamento, in particolare) fossero stati espressi “all’unanimità da tutto il gruppo del Pd, quindi maggioranza e minoranza”.

Obiezioni che non hanno però convinto i fedelissimi del Presidente del Consiglio, che anzi si sono resi protagonisti di un attacco per la verità inatteso nei confronti della Presidente della Camera. È la Serracchiani ad intervenire a gamba tesa sulla “dottoressa Boldrini”: “Mi è un po' dispiaciuto che la terza carica della Stato prenda una posizione così di fronte alle riforme del governo. Un eccesso rispetto alla sua posizione di garanzia”. E a chi le chiede delle perplessità della minoranza Pd, risponde: “Non c’è un uomo solo al comando, Renzi non decide da solo ma attraverso le scelte del partito. E smettiamola di parlare di deriva autoritaria”. A darle manforte è Delrio, che ripete: “Esiste un leader e non c'è stata umiliazione per il Parlamento, per il quale noi abbiamo il massimo rispetto”.

Poco prima era arrivata anche la nota di Scelta Civica: “Il governo, tirando dritto sul Jobs Act, ha esercitato una sua legittima facoltà, posto che il parere delle Commissioni non era vincolante. Le parole della Boldrini sono discutibili”. Una mano alla Boldrini arriva invece da Nichi Vendola, che attacca: "Quel delitto sociale che non gli era riuscito quando era ministro di Berlusconi gli è riuscito in quanto partecipe di una maggioranza con il Pd. Questa controriforma ancora una volta conferma la trasformazione del Parlamento in un votificio".

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