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Jobs Act: restano i licenziamenti collettivi, stop a cococo e cocopro dal 2016

Il Consiglio dei ministri approva i decreti delegati sul Jobs Act. Renzi: “Giornata storica che aspettavamo da anni”. Via libera anche all’assegno di disoccupazione universale.
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A cura di Redazione
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Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto attuativo del Jobs act sul contratto a tutele crescenti, nel quale sono inclusi anche i licenziamenti collettivi. Le nuove forme contrattuali dovrebbero entrare in vigore dal 2016. Per quest'anno, secondo quello che si apprende, sarà ancora possibile stipulare i vecchi contratti mentre dopo il 2016 il ministro Giuliano Poletti fa sapere che i co.co.pro non saranno più attuabili e saranno effettuate verifiche su quelli esistenti. Renzi: "Questo è un giorno atteso da molti anni da una parte di italiani e soprattutto da un'intera generazione".

19.25 – Cgil: "Jobs Act? Precarietà resta" – "Il governo parla di diritti ma mantiene la precarietà, dimentica le partite Iva e regala a tutti licenziamenti e demansionamenti facili". E' il commento della Cgil dopo l'ok del Cdm al Jobs Act. Dito puntato contro il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano: "L'esecutivo non ha modificato la norma sui licenziamenti collettivi nonostante la richiesta delle Commissioni. Scelta sbagliata e non rispettosa del dibattito parlamentare".

 Ore 18.45 – Norme sulla maternità, i congedi parentali – In Cdm "abbiamo approvato anche un decreto che interviene sul tema della maternità", ha detto il ministro del lavoro spiegando che in questo ambito è stata prevista l'estensione del congedo parentale dagli attuali 3 a 6 anni. Il congedo parentale facoltativo pagato il 30% dello stipendio potrà essere fruito fino a sei anni di vita del bambino (ora lo è fino a tre), ha spiegato Poletti. Il congedo parentale non pagato potrà essere utilizzato dai sei anni fino a 12 anni di vita del bambino.

18.35 – L'assunzione a tempo indeterminato sia "normalità" – Il Governo punta a rendere "normale" l'assunzione a tempo indeterminato. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti in conferenza stampa al termine del cdm. "In Italia da molti anni – ha detto – è diventato normale assumere con tutte le tipologie contrattuali meno che con il contratto a tempo indeterminato. La nostra scommessa è rovesciare il ragionamento. Nella testa dei datori di lavoro la normalità diventi l'assunzione a tempo indeterminato".

Ore 18.25 – Dal 2016 addio a Co.Co.Pro e verifiche su quelli esistenti – Uno dei punti più importanti del Jobs Act è quello relativo al divieto di stipulare di nuove collaborazioni a progetto e prevede, per quelle in essere che ci sia una verifica. Nel caso il lavoro sia prevalentemente organizzato dal committente dovranno essere trasformate in rapporti di lavoro subordinato. Dal momento in cui il governo varerà il decreto attuativo sulle tipologie contrattuali non sarà più possibile sottoscrivere nuovi contratti di collaborazione a progetto. Quelli in essere, invece, potranno essere trasformati in rapporto di lavoro subordinato, dal 1 gennaio 2016, nel caso mascherino, in realtà, un rapporto di lavoro dipendente. È il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a chiarire così l'idea del governo sullo stop ai Co.co.pro.

Ore 18.2o – La soddisfazione del premier Renzi su Facebook: 

Ore 18.10 – Il ministro Poletti descrive le misure del Jobs Act – Il Governo ritiene che ci sia equilibrio nelle norme del decreto attuativo del Jobs act sul contratto a tutele crescenti e su quello che riguarda la Naspi e per questo ha deciso di non cambiarle. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al termine del Cdm, spiegando il mantenimento nel provvedimento delle norme sui licenziamenti collettivi. "Abbiamo introdotto il contratto di ricollocazione: un voucher con quale ci si rivolge all'agenzia per trovare un nuovo posto di lavoro", dice ancora Poletti. "La nostra scommessa è puntare sui contratti a tempo indeterminato rovesciando una mentalità che fino ad oggi voleva che si assumesse con qualunque contratto tranne con quello a tempo indeterminato", aggiunge il ministro del Lavoro, che rivendica al governo il merito di "un cambio radicale di mentalità".

UPDATE: Restano i licenziamenti collettivi . Terminato dopo cinque ore il Consiglio dei ministri con l’ok definitivo ai decreti attuativi della riforma del lavoro, il cosiddetto Jobs Act. Una degli elementi principali è che rimangono i licenziamenti collettivi, mentre lo stop ai contratti co.co.co. e co.co.pro. ci sarà solo dal 2016. "Abbiano tolto ogni alibi a chi dice che assumerne in Italia non è conveniente" ha spiegato il Premier Renzi rivolgendosi agli imprenditori e ha aggiunto: "C'è più flessibilità in entrata e nessuno resta più solo quando perde il lavoro o viene licenziato". "Oggi è un giorno probabilmente atteso per molti anni da un'intera generazione che ha visto la politica fare la guerra ai precari ma non al precariato. Superiamo l'articolo 18 e i cococo" ha spiegato Renzi in conferenza stampa, aggiungendo: "Parole come mutuo, come ferie, come buona uscita, come diritti entrano nel vocabolario di una generazione che ne è stata fino a oggi esclusa in modo inaccettabile". "Sono circa 200mila i nostri connazionali che nella ridefinizione del lavoro parasubordinato passeranno dai cococo vari a un lavoro a tempo indeterminato", ha insistito il premier che poi ha chiarito: "Le norme servono alle assunzioni collettive, non ai licenziamenti collettivi". L'abolizione dei contratti a progetto e la rimodulazione delle altre tipologie contrattuali dei parasubordinati dovrebbero quindi entrare in vigore solo dal prossimo anno, mentre per quest'anno sarà ancora possibile stipulare i vecchi contratti. A quanto si apprende invece dopo il 2016 sarà possibile fare contratti cocopro solo se ci saranno accordi sindacali in merito.

È in programma per oggi l’attesissimo Consiglio dei ministri che dovrebbe dare il via libera a parte consistente dei decreti attuativi del Jobs Act e al disegno di legge di iniziativa governativa sulla concorrenza. Dopo l’annuncio del ministro Poletti (“Dal primo marzo le aziende potranno assumere con le nuove regole”), sembrano infatti appianate le distanze all’interno dell’esecutivo e comincia ad essere più chiaro il disegno complessivo. Sempre più probabile, per cominciare, la conferma delle nuove regole sui licenziamenti collettivi, sulle quali si era registrato il malcontento di una parte consistente del Partito Democratico (che aveva chiesto al Governo una marcia indietro su questo punto). Via libera definitivo al meccanismo che disciplina i licenziamenti illegittimi (la tanto dibattuta “abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori”), che rimarranno solo per i licenziamenti nulli, quelli discriminatori e per alcune fattispecie di licenziamenti disciplinari; in tutti gli altri casi sarà possibile licenziare pagando un’indennità fissa, crescente con l’anzianità di servizio (insomma, più che contratti a tutele crescenti, saranno contratti “a monetizzazione crescente”).

Le novità che riguardano i nuovi meccanismi di assunzione passano anche per la riorganizzazione dei contratti di lavoro. Stando ad indiscrezioni rilanciate dal Sole24Ore, infatti, “alla fine del periodo transitorio (1° gennaio 2016) verranno cancellate le collaborazioni a progetto (tranne quelle oggetto di disciplina ad hoc da parte di accordi collettivi) e ciò che rientra nell’area del lavoro subordinato sarà assorbito dal nuovo contratto a tutele crescenti”. Per quel che concerne i contratti a termine, però, non sono previsti stravolgimenti, con la conferma della durata massima di 36 mesi con 5 proroghe (come da decreto Poletti). Resteranno invece le collaborazioni autonome e quelle a partita Iva (su cui lo stesso Renzi ha promesso di intervenire nei prossimi mesi), mentre sostanziale sarà anche la modifica dei contratti di apprendistato.

Altro intervento molto atteso è quello sugli ammortizzatori sociali, che avverrà con un doppio passaggio. Si partirà dalla “Dis – Coll”, l’indennità di disoccupazione che sarà riservata ai “collaboratori che hanno almeno 3 mesi di contributi versati” e avrà un periodo di sperimentazione limitato al 2015 (il sussidio potrà avere durata massima di 6 mesi). Il nucleo centrale della riforma è però la Naspi (Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego), che sarà una sorta di assegno di disoccupazione universale e che secondo le ultime indiscrezioni potrebbe arrivare ad un massimo di 24 mesi.

Infine, da non sottovalutare anche l’annunciato disegno di legge di iniziativa governativa sulla concorrenza, che Renzi presenta così:

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