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Jobs act, le critiche della Camusso: “Preoccupa il tetto della Cig, pochi due anni”

Il segretario della Cgil attacca i decreti attuativi della riforma del lavoro, contestando la riforma degli ammortizzatori sociali e l’introduzione dei controlli a distanza sui lavoratori.
A cura di Biagio Chiariello
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Nuova critica da parte del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ai decreti attuativi del Jobs act. Nel mirino c’è il tetto alla Cassa integrazione a due anni nel quinquennio previsto dalla riforma del lavoro del Governo Renzi. "Ci preoccupa il limite alla cassa integrazione a due anni", ha detto la leader del più grande sindacato italiano. Il ministro Poletti aveva rivendicato la legittimità del decreto perché rappresenta “una sorta di testo unico”, che estende a 1,4 milioni di lavoratori la cassa integrazione, “perché lavorano in imprese con meno di 15 dipendenti”. La Camusso si è detta titubante sia per il limite posto alla cassa sia per l'estensione alle imprese più piccole “con la logica e le modalità dei fondi”.  "Si sarebbe dovuto costruire una strumentazione – ha sottolineato – che non differenziasse i lavoratori".

Le critiche della Camusso

Andando più nello specifico, la Camusso critica la legge Fornero sulle pensioni e la questione della cosiddetta Naspi, ovvero l’assegno che spetta ai lavoratori in disoccupazione involontaria dal primo maggio 2015. Per quanto concerne il primo punto, la Cgil rileva la contraddizione interna contenuta nel decreto delegato sugli ammortizzatori sociali. “Da una parte siamo di fronte ad una allungamento dell’età di accesso alla pensione”, spiega Camusso, “e dall’altra a una riduzione degli ammortizzatori sociali”. Si tratta per la sindacalista di una contraddizione che avrà certamente un impatto molto negativo su tanti lavoratori nei prossimi anni, quando la regola dei due anni di Cig, ordinaria o straordinaria, andrà a regime e verrà estesa anche ai lavoratori delle piccole e medie imprese (1,4 milioni di persone) finora esclusi.

Anche sui controlli a distanza

Per quanto riguarda la Naspi, Poletti aveva affermato in conferenza stampa che “con i risparmi generati dalla riforma della Cassa Integrazione” si sarebbe stabilizzato il finanziamento “per la Naspi a 24 mesi per tutto il futuro, quindi nel 2017 la durata non si ridurrà a soli 18 mesi”. La Camusso ricorda però che la Naspi non si applica a determinate categorie di lavoratori, per i quali Renzi & c. hanno deciso di compiere, appunto, una differenziazione sostanziale. Infatti, dice Camusso, “l’allungamento della Naspi non basta: avremo tanti problemi coi lavoratori stagionali”. La Camusso poi giudica le nuove norme sui controlli a distanza introdotte con il jobs act come una “aggressione ai diritti dei lavoratori”: questo rientra “in una linea politica – ha precisato – secondo la quale la sottrazione dei diritti ai lavoratori dovrebbe portar a chissà quale risultato”.

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