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Jobs act: ammortizzatori estesi a 1,4 milioni di lavoratori, stop a dimissioni in bianco

Approvati dal Consiglio dei Ministri gli ultimi quattro decreti attuativi della riforma del lavoro.
A cura di Antonio Palma
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Con l'approvazione degli ultimi quattro decreti legislativi attuativi ancora rimasti si è concluso definitivamente l'iter del Jobs Act, la riforma del lavoro voluta dal governo Renzi. Lo ha annunciato oggi il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in conferenza stampa a palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri. Nel dettaglio i quattro decreti riguardano le semplificazioni, il riordino degli ammortizzatori sociali, la razionalizzazione dell’attività ispettiva e il riordino delle politiche attive. "Abbiamo rimesso al centro il contratto a tempo indeterminato. Centinaia di migliaia di precari hanno un contratto stabile" ha dichiarato Poletti con soddisfazione. Il più importante è quello sugli ammortizzatori sociali, ha sottolineato il Ministro , aggiungendo: " Abbiamo esteso gli ammortizzatori sociali a 1,4 milioni di lavoratori prima senza copertura, cioè i lavoratori in azienda da 5 a 15 dipendenti". "L'ammortizzatore in costanza di rapporto di lavoro durerà 24 mesi in un quinquennio mobile, periodo che sale fino a 36 se si usa la solidarietà. Sulle aliquote di applica il meccanismo bonus malus, paga di più chi più usa la cassa" ha proseguito spiegando che la Naspi, il nuovo assegno contro la disoccupazione involontaria durerà 24 mesi.

Cambia anche la procedura per le dimissioni in particolare con lo stop alle dimissioni in bianco. Da oggi la certificazione della richiesta di dimissioni dovrà essere fatta "su un modulo che va scaricato dal sito del ministero del Lavoro, se non c'è un modulo datato e certificato la dimissione non è valida". "Nel nostro Paese il fenomeno delle dimissioni in bianco ha colpito soprattutto le donne", ha ricordato Poletti, ma da oggi "i fogli bianchi non sono più utilizzabili e questo è un dato di civiltà importante".

Ok invece ai controlli a distanza su tablet e cellulari. La norma molto contestata estende i controlli del datore di lavoro sui nuovi strumenti di lavoro rendendo non più necessario l'autorizzazione sindacale o del ministero anche se bisognerà sempre rispettare le leggi sulla privacy. "Sarà comunque obbligatoria un'informazione preventiva e completa al lavoratore" ha spiegato il ministro, aggiungendo però che "non possono essere montati sugli strumenti di lavoro strumentazioni o applicazioni con funzioni di controllo, se no si ricadrebbe nella normativa sugli impianti fissi e sull’autorizzazione del sindacato.  "Per i controlli a distanza siamo intervenuti sull'art. 4 dello Statuto dei lavoratori rispetto alla privacy, colmando un vuoto normativo. Oggi abbiamo una normativa complessiva con al centro due obiettivi: una norma chiara e definita e il rispetto della privacy" ha concluso Poletti.

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