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“Jesus” di Babilonia Teatri conquista l’Olimpico (VIDEO)

Siamo andati a vedere “Jesus” il nuovo spettacolo della compagnia veronese Babilonia Teatri nella straordinaria cornice del Teatro Olimpico di Vicenza dopo il successo del debutto al Festival Vie.
A cura di Andrea Esposito
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In occasione della trasferta vicentina per seguire le fasi finali del Premio Rete Critica 2014, ne abbiamo approfittato per assistere alla seconda uscita, dopo il debutto dell’11 ottobre al festival VIE di Modena, del nuovo spettacolo di Babilonia Teatri dal titolo “Jesus”.

Che cos’è Babilonia Teatri?

Babilonia Teatri è una compagnia veronese diretta da Enrico Castellani e Valeria Raimondi (partner sulla scena ma anche nella vita) che, a partire dal 2005, anno della sua formazione, ha collezionato molti premi e un considerevole successo di pubblico. In rapida successione: già finalisti al Premio Scenario Infanzia 2006 con il loro primo spettacolo “Panopticon Frankenstein”, poi vincitori del Premio Scenario 2007. Babilonia Teatri riceve la sua consacrazione nel 2009 conquistando con “Pornobboy” il Premio speciale Ubu con la seguente motivazione: “per la capacità di rinnovare la scena, mettendo alla prova la tenuta del linguaggio e facendo emergere gli aspetti più inquieti e imbarazzati del nostro stare nel mondo attraverso l’uso intelligente di nuovi codici visuali e linguistici”. Il che, seppur in estrema sintesi, dice molto sul loro lavoro. Seguono poi altri premi come il bis agli Ubu nel 2011 con il bellissimo “The end”, ma anche il Premio Hystrio alla Drammaturgia nel 2012 e il Premio Associazione Nazionale dei Critici di Teatro nel 2013 per “Pinocchio”… Insomma, questo per dire che i Babilonia sono una delle giovani compagnie più apprezzate e seguite del momento.

Da “The end” a “Jesus”

Il nuovo spettacolo che, come si accennava, ha debuttato lo scorso 11 ottobre nell’ambito del festival VIE e girerà quest’anno in tournée italiana, si intitola “Jesus” e rappresenta, dal punto di vista poetico, una sorta di ritorno all’ormai definito “stile Babilonia” che aveva trovato in “The end” (2011) forse la sua sintesi più riuscita, dopo le parentesi di “Pinocchio” e “Lolita” (2012 e 2013). Questi ultimi due lavori, infatti, avevano spostato in altre direzioni la rodata formula del duo veronese che consiste, in sostanza, in una drammaturgia asciutta e tagliente, detta sulla scena con furia e totale mancanza di intonazione; nell’assenza di personaggi e nell’uso, a mo’ di compendio narrativo, di musiche molto note e ben incise nell’immaginario collettivo (per intenderci, dai Doors ai Depeche Mode). Il tutto unito a scenografie, ridotte al minimo, a metà strada tra Damien Hirst e Maurizio Cattelan.

“Jesus”, una storia familiare

I Babilonia sono un tipico esempio di “hand made theatre”, di un teatro fatto in casa, intimo, scritto, diretto e interpretato da Enrico Castellani e Valeria Raimondi unitamente alla presenza, pressoché costante, di Vincenzo Todesco. Questa la loro specificità e, secondo noi, il loro punto di forza. Ciò detto, l’arrivo in famiglia del primogenito Ettore (3 anni) e del secondo figlio (di appena pochi mesi) non poteva non entrare di prepotenza anche nei loro spettacoli. E infatti “Jesus” nasce proprio da qui, e cioè dall’insorgere “di domande ormai sopite”, come ci ha raccontato Castellani nell’intervista, “alle quali avevamo dato delle risposte, ma che si sono riproposte con urgenza” incarnate nella voce ingenua e innocente di un bambino che chiede conto ai proprio genitori del mondo che lo circonda. Ma quali sono esattamente queste domande? Partendo da: “Perché si muore mamma? Perché si vive mamma?” e passando per “Perché Gesù è stato crocifisso?”, immagine di una crudeltà indecifrabile per un bambino; si arriva fino a “Se allora tutti dobbiamo morire, che senso ha vivere?”. Per dare risposta a questi ed altri quesiti, i Babilonia compiono un viaggio attraverso la figura di Cristo e la sua onnipresenza, la sua mercificazione, la sua spettacolarizzazione e poco importa se dal disgusto iniziale l’approdo ad una spiritualità primitiva può apparire un po’ buonista, come alcuni critici hanno notato, per noi conta l’onestà con cui è raccontato questo viaggio e la perizia con cui è confezionato lo spettacolo. Un’onestà umana e artistica che traspare con evidenza anche nella nostra videointervista. In altre parole, questi sono i Babilonia, prendere o lasciare.

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