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Ecco il popolo degli italiani all’estero: Europa, America e sempre più scelgono l’Asia (INFOGRAFICA)

Il quadro che emerge dal rapporto della Fondazione Migrantes è quello di un Paese che riscopre l’emigrazione (+3,1% rispetto al 2012, +5,5 rispetto al 2011). Parla una giovane che ha scelto di lasciare i suoi affetti per trasferirsi all’estero: “Faccio la prof: è il mestiere che sognavo. In Italia non avrei avuto questa possibilità”.
A cura di Chiara Baldi
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Ci sono gli oltre quattromila candidati ad uno stage in Commissione europea su 18.000 totali, c'è il medico italiano di 36 anni precario nella sua città che diventa in breve primario di fama nazionale nel Regno Unito, oppure i 24.000 studenti italiani che nel solo anno accademico 2011-2012 sono partiti per un semestre di studio all'estero accettando solo 200 euro al mese di rimborso spese del Programma Erasmus. Oppure, ancora, i 2.079 ricercatori italiani che nel settennato 2007-2013 hanno partecipato al programma europeo ‘Marie Curie' per il quale sono stati stanziati 227 milioni di euro. Questa è l'Italia che emigra, quella che scappa, quella che difficilmente recupereremo, nonostante la fiducia al Governo e le tante speranze del presidente del Consiglio Enrico Letta che, per ora, restano solo speranze.

Il ritratto, drammatico, di un Paese che giorno dopo giorno di svuota non solo di cervelli ma anche di persone, è quello che emerge dall'ottavo ‘Rapporto Italiani nel Mondo 2013' curato dalla Fondazione Migrantes e presentato oggi a Roma: a gennaio 2013 i cittadini italiani iscritti all’Aire (registry of Italians resident abroad) e residenti fuori dei confini nazionali sono 4.341.156, vale a dire il 7,3% dei circa 60 milioni residenti in Italia, cioè un 3,1% in più rispetto al 2012 (132.179 iscrizioni), e un 5,5% rispetto al 2011. Di questi, la maggior parte si trova in Europa (2.364.263, il 54,5% del totale), ma anche in America (1.738.831, il 40,1% del totale) e, con più tentennamenti, in Oceania (136.682, il 3,1%), Africa (56.583, l’1,3%) e Asia (44.797, l’1,0%), che si conferma essere il continente che negli ultimi anni ha visto un aumento sempre maggiore della comunità italiana: solo nel biennio 2012-2013, si è registrato un +8,6%, come a dire che anche noi, come il resto del mondo, abbiamo volto lo sguardo alle mille opportunità offerte dall’Oriente.

Ma chi sono gli italiani che emigrano lasciandosi alle spalle famiglia, affetti e radici in un'epoca in cui la distanza siamo abituati a pensarla come un vezzo? Il 21% sono giovani tra i 18 e i 34 anni, rientrano cioè in quella fascia duramente colpita dalla disoccupazione giovanile che sappiamo aver sfondato la quota del 40% ad agosto. Fanpage.it ha parlato con Sara (nome di fantasia), laureata in lingue a Bologna con 110 e lode, 28 anni, 4 lingue, esperienze in Germania, Spagna e Cile, che è scappata dall'Italia ormai un anno fa dopo esserci tornata per qualche mese durante i quali ha invano cercato lavoro. A differenza di molti suoi coetanei, ha scelto di vivere a Tegucigalpa, in Honduras. Perché questa scelta?: «perché qui posso lavorare come insegnante di italiano, che è il lavoro che ho sempre voluto fare e per il quale ho studiato, e che in Italia non avevo la possibilità di svolgere. Inoltre, e qui davvero se lo racconti a qualche aspirante professore italiano della mia età non ti crede, guadagno 1.200 euro al mese, per un primo incarico. Se ci aggiungi che la vita costa pochissimo, direi che la risposta viene da sé», ha risposto.

Eppure a Tegus, come viene la chiamata la capitale dell'Honduras, i problemi ci sono: in seguito al colpo di Stato del 2009, con la conseguente presidenza del nazionalista Porfirio Lobo Sosa, in città ci sono uomini armati ad ogni angolo e girare per strada liberi, ad ogni ora del giorno e della notte, mi dice Sara, non è esattamente cosa facile. Eppure di tornare la giovane professoressa non se la sente proprio: «ogni tanto mi capita di leggere i siti italiani, guardare magari qualche replica di trasmissione sul web, e mi viene subito uno sconforto totale. Poi parlo con i miei amici che hanno deciso di restare, ragazzi con i quali ho studiato e che ho sempre reputato preparati e competenti, e mi rendo conto che venirmene via dall'Italia è stata una benedizione: qui lavoro, guadagno, ho amici e posso essere indipendente da mia madre, ché già deve pensare a mia sorella. Se fossi rimasta, avrei avuto queste possibilità? Credo di no».

Sara è una di quelle che probabilmente in Italia ci tornerà solo quando andrà in pensione, oppure in vacanza, insomma quando avrà messo da parte i soldi per godersi quello che il Belpaese può offrire. E come lei, tanti faranno così. I dati del ‘Rapporto migrantes' lo confermano: l'Italia non è più un paese solo di immigrati (ieri uno studio coingiunto dell'associazione Trentin-Isf-Ires e della Cgil nazionale riportavano che un immigrato su due medita di andarsene dall'Italia poiché non riesce più a vivere in condizioni di sofferenza), ma anche e sempre di più di migranti. La domanda, a questo punto, è una sola: fino a quando ce lo potremo permettere di far scappare tutti così, nel silenzio e nell'indifferenza generale?

I DATI DEL RAPPORTO MIGRANTES 

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