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Italgas torna in borsa dopo 13 anni senza fuochi d’artificio

Italgas torna in borsa dopo 13 anni ma non brilla al debutto. Chi può sorridere per ora sono gli azionisti di Snam che hanno visto emergere valore rispetto alla situazione pre-scissione della controllata…
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A cura di Luca Spoldi
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Gli azionisti di Snam possono sorridere: nel giorno del ritorno sul listino di Piazza Affari della controllata Italgas, dopo 13 anni di assenza (venne delistata dall’allora controllante Eni nel febbraio 2003 al prezzo di 13 euro per azione per un controvalore di complessivi 4,53 miliardi di euro), il titolo del gestore italiano delle reti di distribuzione gas chiude in rialzo del 4,23%, a 3,94 euro contro un prezzo rettificato post scorporo di Italgas riferito a venerdì sera che Borsa Italiana ha calcolato pari a 3,78 euro.

Chi non ha particolari motivi per sorridere sono invece gli azionisti di Italgas, visto che il titolo ha terminato la prima giornata di contrattazioni a 3,97 euro (-0,7% rispetto al prezzo rettificato post scorporo di 3,998 euro). In realtà però visto che la società guidata dall’amministratore delegato Paolo Gallo è nata per scorporo da Snam tramite l’attribuzione agli azionisti di Snam stessa di un’azione Italgas ogni 5 titoli Snam possedute, per capire se e chi ci ha guadagnato dall’operazione occorre considerare il valore complessivo.

Cinque azioni Snam valevano venerdì sera prima dello scorporo 4,58 euro l’una per complessivi 18,32 euro, stasera valgono complessivamente 15,76 euro, cui occorre sommare i 3,97 euro dell’azione Italgas “staccata” e da oggi quotata separatamente, per un totale di 19,73 euro. L’operazione ha dunque fatto “emergere” 1,41 euro di maggior valore (ovvero 28,2 centesimi per ogni azione Snam), pari al 6,15%. Tutti contenti?

Non proprio, perché in realtà molti speravano che il titolo Italgas potesse fare di meglio, tanto più che lo stesso Gallo ha dichiarato di attendersi una capitalizzazione di 3,5-4 miliardi di euro. Poiché il capitale di Italgas è rappresentato da 809.135.502 titoli, di cui il 26% complessivamente in mano a Cassa depositi e prestiti (ma di questo il 7,5% fa indirettamente capo ai cinesi di State Grid Corporation of China, socia di Cdp in Cdp Reti) e il 13,5% a Snam, mentre il 60,5% è da oggi “flottante” sul mercato, la sua capitalizzazione è di poco superiore ai 3,2 miliardi.

Perché Italgas non ha brillato, peraltro in una giornata in cui le borse, che fanno il tifo per vedere Hillary Clinton eletta alla presidenza degli Stati Uniti e che sono nuovamente rimbalzate alla notizia che il direttore dell’Fbi, James Comey, ha pubblicamente annunciato che le indagini sul “mailgate” hanno scagionato l’ex Segretario di Stato che non ha dunque commesso alcun reato (come invece hanno gridato ai quattro venti Donald Trump e i suoi sostenitori, che infatti parlano di “combine” istituzionale)?

In parte per lo stesso motivo per cui fino a qualche giorno fa si pensava il titolo potesse interessare agli investitori, ossia per l’avvio delle gare per il rinnovo delle concessioni per la distribuzione del gas in tutta Italia. In effetti Italgas, con quasi 7 milioni di contatori attivi e 8 miliardi di metri cubi di gas distribuiti ogni anno, è stata finora il gruppo leader in Italia nella distribuzione locale del gas con una quota di mercato pari al 34%, essendo presente in 113 dei 177 Atem (Ambiti territoriali minimi, qui l’elenco completo) in cui è divisa la Penisola.

Paolo Gallo, ex manager Acea che da poco ha completato l’operazione Grandi Stazioni, ceduta per un miliardo di euro da Ferrovie italiane (Fsi) e Benetton alla cordata italo-francese Borletti-Antin, vuole far crescere ulteriormente la quota di mercato fino al 40%, concentrandosi sugli Atem più redditizi a partire da quelli di Torino 2 (per il quale le offerte vanno presentate entro il 27 dicembre) e Venezia (la gara si chiuderà nel marzo 2017), mentre è probabile che non concorrerà per l’Atem di Milano, dove non era finora presente con alcuna concessione.

Non è però detto che tutto vada come previsto e pertanto un qualche premio per il rischio (che al termine dei rinnovi Italgas possa veder calare e non aumentare la propria quota di mercato, o comunque resti esclusa da qualche Atem particolarmente redditizio) deve essere incluso nel prezzo e forse oggi il mercato ha iniziato a fornirne una prima stima. In più c’è un effetto del tutto momentaneo ma non per questo meno sensibile: chi era azionista Snam non è detto volesse rimanere per forza socio di Italgas e non è strano che abbia approfittato del debutto per vendere e ricomprare col ricavato nuovi titoli Snam.

Difatti i volumi sono stati corposi: in tutta la giornata sono passati di mano 35,6 milioni di azioni Italgas (il 4,4% del capitale) e 31,6 milioni di azioni Snam (lo 0,9% del capitale). Nelle prossime settimane, esaurito l’influsso di fattori contingenti, si capirà se come ha dichiarato il numero uno di Snam, Marco Alverà, “la separazione tra Snam e Italgas costituirà un’opportunità per entrambe le società” e per i rispettivi azionisti o se, come già capitato con Saipem, a brindare potranno essere solo i soci dell’ex controllante. Visto il precedente gli scongiuri sono d’obbligo, anche se questa volta l’esito sembra poter essere differente.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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