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Istat: “Stipendi mai così male dal 1982, saliti solo dell’1,3% l’anno scorso”

Le buste paga degli italiani restano leggerissime, secondo l’istituto di ricerca: incremento dell’ 1,3%, per il settore privato, il più basso dal 1982. Variazione nulla per il pubblico.
A cura di Biagio Chiariello
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Gli stipendi degli italiani sono troppo bassi. Non è solo una situazione percepita, la conferma arriva infatti dall’Istat. L’istituto nazionale di statistica ha calcolato che le retribuzioni contrattuali orarie nella media del 2014 sono salite solo dell’1,3%. Si tratta del minimo storico, ovvero della variazione più bassa dal 1982, anno d'inizio delle serie. Nel mese di dicembre, l’indice è rimasto invariato rispetto al mese precedente ed aumentato dell’1,1% nei confronti di dicembre 2013. L'Istat nel corso degli anni ha continuamente rivisto il minimo storico (nel 2013 la crescita media era stata pari all'1,4%). Un minimo che riporta gli stipendi indietro di almeno 32 anni. Su quella percentuale pesa il settore della Pubblica Amministrazione, dove i contratti sono bloccati dal 2010 e lo saranno anche per tutto il 2015. L'unica consolazione arriva dai prezzi, che sono saliti ancora meno delle retribuzioni (+0,2% nel 2014), con ripercussioni positive sul potere d'acquisto.

Analizzando i singoli comparti, lIstituto di statistica rileva “aumenti significativamente superiori alla media” per le buste paga di chi lavora nei settori delle telecomunicazioni (3,5%), della lavorazione della gomma o della plastica (2,9%), mentre crescite impercettibili si riscontrano nell'edilizia (0,5%) e nei trasporti (0,6%). Calma piatta invece per il pubblico impiego. Guardando solo a dicembre, i salari risultano fermi su base mensile, mentre salgono appena dell'1,1% in termini tendenziali. A dicembre si prolunga anche l'attesa media per il rinnovo dei contratti, i lavoratori a cui è scaduto devono attendere prima di vederselo ‘aggiornato’, 37,3 mesi, ovvero oltre tre anni (32,2 a dicembre del 2013).

Guardando a tutto il 2014, spiega l'Istat, sono stati recepiti 17 contratti, corrispondenti a poco meno di due milioni di lavoratori. Tutti i rinnovi del settore privato, specifica l'Istituto di statistica, hanno una durata triennale sia per la parte normativa sia per quella economica, come previsto dal nuovo modello contrattuale in vigore dal 2009. I rinnovi più importanti per numero di lavoratori coinvolti sono quelli dei settori dell'edilizia (oltre 600 mila dipendenti), dell'agricoltura (oltre 300 mila) e dei tessili, (circa 250 mila).

Italiani più ‘ottimisti' a gennaio 2015, con l'indice di fiducia dei consumatori che va oltre la soglia cento (a 104,0 da 99,9), ai massimi da 6 mesi. Ma ancora meglio va per le imprese (a 91,6 da 87,6), che nel complesso fanno registrare il livello più alto da settembre 2011 (grazie alla spinta del settore relativo ai servizi).

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