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Istat, allarme povertà in Italia: nel 2012 a rischio una persona su tre

Quasi un terzo (29,9%) della popolazione italiana è a rischio di povertà o esclusione sociale. Lo rileva l’Istat nel Report su reddito e condizioni di vita del 2012.
A cura di Biagio Chiariello
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 Non possono permettersi neanche una settimana di ferie durante l'anno (dal 46,7% al 50,8%), non  riescono a riscaldare adeguatamente la propria casa (dal 18,0% al 21,2%), a sostenere spese impreviste (800 euro, dal 38,6% al 42,5%) e hanno difficoltà anche a mettere a tavolo un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 12,4% al 16,8%). Si tratta delle cosiddette "persone a rischio povertà o esclusione sociale" e nel nostro Paese ce n'è quasi una su tre (29,9%), come comunicato dall'Istat nel report "Reddito e condizioni di vita" relativo al 2012.

Per la precisione, l'indicatore deriva dalla combinazione del rischio di povertà (calcolato sui redditi 2011), della severa deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro, spiega l'istituto nazionale di statistica, ed è cresciuto di 1,7 punti rispetto al 2011 ed è del 5,1% più elevato rispetto a quello medio europeo (pari al 24,8%). In crescita è anche la quota di persone in famiglie "severamente deprivate" (dall'11,2% al 14,5%). Nessuna variazione rispetto all'ultima rilevazione, per quanto riguarda le persone che vivono in famiglie a rischio di povertà (19,4%) e per la quota di persona a bassa intensità lavorativa (10,3%). Rispetto alla media europea, invece, risulta più elevata la diffusione della "severa deprivazione" (14,5% contro una media del 9,9%) e del "rischio di povertà" (19,4% contro 16,9%). Dati che peraltro arrivano a pochi giorni da quelli dell'Eurostat, secondo cui in Italia ci sarebbero oltre 18 milioni di persone a rischio povertà.

Guardando ai dati dell'Istat, la situazione peggiore è sicuramente a Sud, dove quasi la metà dei residenti (48%) sarebbe a rischio di povertà ed esclusione ed è in tale ripartizione che l'aumento della severa deprivazione risulta più marcato: +5,5 punti (dal 19,7% al 25,2%), contro +2 del Nord (dal 6,3% all'8,3%) e +2,6 del Centro (dal 7,4% al 10,1%).  Aumenti significativi, tra il 2011 e il 2012, si registrano tra gli anziani soli (dal 34,8% al 38,0%), i monogenitori (dal 39,4% al 41,7%), le famiglie con tre o piu' figli (dal 39,8% al 48,3%), se in famiglia vi sono almeno tre minori.

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