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Istanbul come Bruxelles, i kamikaze arrivano in aeroporto in taxi

Sono arrivati insieme all’aeroporto Ataturk, facendosi portare in taxi come turisti qualunque. I tre terroristi che martedì hanno seminato sangue e terrore a Istanbul hanno agito con modalità analoghe a quelle dei kamikaze che due mesi e mezzo fa hanno colpito la capitale belga.
A cura di Biagio Chiariello
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Istanbul come Bruxelles: sono diversi le analogie tra la strage all’aeroporto Ataturk e quella allo scalo della capitale belga avvenuta due mesi e mezzo fa: a partire innanzitutto dalle modalità con le quali hanno agito i terroristi, giunti insieme all’aeroporto, facendosi portare in taxi quasi come fossero turisti. Poi divisi per andare a colpire in diversi punti della struttura. Il particolare emerge dalle immagine dei video delle telecamere di sorveglianza dello scalo internazionale pubblicate dai media turchi. Quei frame ricorda in maniera drammatica il commando di Bruxelles all’aeroporto Zaventem. In quel caso due kamikaze si fecero esplodere, mentre il terzo, Mohammed Abrini, “l’uomo col cappello”, fu arrestato ad Anderlecht lo scorso aprile. Anche stavolta, peraltro, l’attentato è riconducibile alla jihad islamica.

Nel frattempo continuano le indagini per far luce sull’attentato di martedì. Gli agenti hanno arrestato 22 persone in diverse località e hanno individuato una base operativa nel quartiere di Fatih, zona dove vivono molti profughi siriani, Dopo la morte di altri 2 feriti è arrivato a 44 il bilancio delle vittime. Tra queste, 19 sono straniere. Mentre si contano almeno un altro centinaio di persone ricoverate sui 238 feriti accertati. La pista più accredita dagli inquirenti turchi è quella che portare alla matrice islamica, come detto, ed in particolare all’Isis. Ma dal Califfato continua a non giungere alcuna rivendicazione ufficiale.

Un ceceno mente dell'attentato

Passi avanti anche per ciò che riguarda l’identità dei tre kamikaze, tutti stranieri. I loro passaporti sono stati trovati in un appartamento di Istanbul, che avevano affittato un mese prima dell’attacco: si tratta di un cittadino dell’Uzbekistan, uno del Kirghizistan e uno della repubblica russa del Daghestan.  In particolare, secondo la tv pubblica bulgara Bnt, la mente dietro al gesto sarebbe il ceceno Ahmed Redjapovic Chataev, già arrestato in Bulgaria nel maggio 2011 su mandato di cattura dell'Interpol richiesto dalla Russia ma poi rispedito in Austria dove l'uomo aveva lo status di rifugiato. In primo grado era stata decisa la sua estradizione, ma una corte d'appello annullo la sentenza perché tra Austrria e Bulgaria vi era un accordo di riammissione di rifugiati. Secondo le stesse fonti, il ceceno fu arrestato dalla polizia bulgara al punto di frontiera Kapitan Andreevo mentre stava per entrare in Turchia. "Le forze dell'ordine hanno fatto il loro dovere nel 2011 arrestando il ricercato" ha spiegato  il premier bulgaro Borissov sottolineando invece che non intende "commentare le decisioni del tribunale e della corte d'appello". Secondo la Russia, sono più di 5 mila i soggetti radicalizzati provenienti dalle repubbliche ex sovietiche del Caucaso che in questi anni si sono uniti allo Stato Islamico, in Siria e Iraq.

Nuovi particolari emergono anche sulla dinamica dell’attacco. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, dopo aver raggiunto l’aeroporto in taxi al, i tre terroristi si sarebbero divisi, andando ciascuno nel punto prefissato per il proprio attacco: uno agli arrivi del Gate A, uno alle partenze e il terzo in un parcheggio vicino. I terroristi avrebbero dovuto tentare di prendere in ostaggio il maggior numero possibile di persone e farsi saltare in aria con loro. Fortunatamente la polizia è riuscita a sventare questo piano.

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