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Ispettore Onu: “Israele pratica l’apartheid verso i palestinesi”

Richard Falk, diplomatico dell’Onu, ha redatto un dossier nel quale si afferma che Israele “esercita una sistematica oppressione nei confronti del popolo palestinese”.
A cura di Davide Falcioni
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Un'altra dura condanna delle Nazioni Unite a Israele. L'ispettore dell'Onu Richard Falk, infatti, ha redatto un dossier sui territori palestinesi affermando, in un passaggio, che "le politiche di Israele nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania equivalgono all’apartheid". Secondo il diplomatico americano "Israele esercita una sistematica oppressione nei confronti del popolo palestinese”. Una situazione che dunque ricorda fin troppo chiaramente la segregazione dei neri in Sudafrica. Il dossier afferma che "i diritti dei palestinesi nei Territori vengono violati da Israele che da un lato prolunga l’occupazione in Cisgiordania e dall’altro pratica la pulizia etnica a Gerusalemme Est. Per quanto concerne Gaza, "l’intera Striscia resta occupata, nonostante il ritiro di Israele nel 2005, grazie ad un blocco terrestre, aereo e marittimo che nuoce in primo luogo ad agricoltori e pescatori.

L'accademico, inviato dell'Onu, ha quindi invitato gli stati facenti parte delle Nazioni Unite a "bloccare le importazioni dagli insediamenti ebraici in Cisgiordania. L'appello riguarda in particolare l'Europa, principale partner commerciale di Israele". In un capitolo, intitolato "Atti potenzialmente simili a segregazione e apartheid", Falk ha criticato l'eccessivo uso della forza da parte delle forze di sicurezza israeliane, in particolare gli omicidi illegali, che rappresentano "parte della strategia messa in atto per mantenere il dominio sul popolo palestinese".

Recentemente, in seguito all'annuncio del Municipio di Gerusalemme di costruire 558 nuovi insediamenti a Gerusalemme Est, Catherine Ashton – alto rappresentante per gli affari esteri dell’UE – ha dichiarato: “Sono profondamente preoccupata per l’annuncio delle autorità municipali di Gerusalemme di costruire 558 nuove unità abitative a Gerusalemme Est”. La diplomatica britannica ha aggiunto che “questo piano mette a rischio la prospettiva di Gerusalemme di diventare capitale di due stati e in particolare la contiguità territoriale tra Gerusalemme Est e la Cisgiordania meridionale”. Ashton ha concluso ribadendo che l’Unione Europea e la Comunità internazionale “hanno ripetutamente avvertito che qualsiasi azione unilaterale minaccia i negoziati di pace in corso e di conseguenza la soluzione dei due Stati. Tutto ciò deve essere evitato a ogni costo”.

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