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Islanda, se un bimbo ha la sindrome di Down non viene al mondo: gli aborti sfiorano il 100%

Il numero di neonati che presentano la sindrome di Down in Islanda è diminuito vertiginosamente. Il motivo va cercato nel frequente ricorso agli screening fetali a cui si sottopongono le donne islandesi: scelgono di abortire se il bambino non è sano.
A cura di Annalisa Cangemi
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Grazie a uno screening pre-natale in Islanda sempre più donne scelgono di interrompere la gravidanza quando scoprono che il loro bambino è affetto da sindrome di Down. Secondo l'inchiesta condotta da Cbs News sull'isola del'Nord Europa questa anomalia cromosomica è quasi del tutto sparita: i casi di aborto in presenza della sindrome di Down toccano quasi il 100%

Il documentario è stato mandato in onda lo scorso 15 agosto, e si intitola "In che tipo di società vogliamo vivere? Il dilemma legato alla sindrome di Down". Oltre l'85% delle donne ricorre allo screening fetale, introdotto nel Paese a partire dal 2000 e così decidono in anticipo di abortire. L'interruzione di gravidanza per motivi terapeutici è permessa infatti in Islanda fino alla sedicesima settimana. Ogni anno in Islanda nascono al massimo 1 o 2 bambini con la sindrome di Down, in una popolazione di quasi 330mila abitanti. Per la maggior parte dei casi coloro che vengono al mondo sono stati accettati dai loro genitori perché le madri non si erano sottoposte ai test e quindi non erano a conoscenza della malattia. Oppure in alcuni casi i test non sono stati precisi.

Ma l'Islanda non è l'unico Paese che sta cercando di sradicare la malattia. Nel 2014 il governo danese ha annunciato che il 98% dei bimbi a cui viene diagnosticata la sindrome di Down vengono abortiti. In Francia la percentuale era del 77% nel 2015, 90% nel Regno Unito e il 67% negli Stati Uniti tra il 1995 e il 2011. In alcuni di questi Paesi, come il Regno Unito vigono restrizioni per abortire se la madre ha superato la 24esima settimana, ma deroghe sono permesse nel caso di malformazioni che interessano il feto. Per coloro che sono a favore di questa tendenza si tratta soltanto di una libera scelta della donna, e non vedono alcuna discriminazione o forma di razzismo. Chi è contro parla invece di "eugenetica" barbara, perché a questi bambini viene negato il diritto alla vita.

Anche in Italia esiste questo tipo di test, ma nel nostro Paese sono meno diffuse le diagnosi. In Italia le cifre parlano di un bambino con la sindrome di Down ogni 1200 nati. Si contano di 500 nascite all'anno. Nel corso degli anni le aspettative di vita per un bambino che riceve questa diagnosi si sono ampliate. Nel 1929 l'età media era di 10 anni, oggi possono vivere anche fino a 60 anni.

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