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Opinioni

Doppio cognome, La Russa: “Meglio quello della madre, visto che è semper certa”

Al momento dell’approvazione della legge sul doppio cognome, il fronte del no non si è manifestato solo all’interno del Pd, ma trasversalmente in tutti gli schieramenti. Rocco Buttiglione (PI) fa la proposta del solo doppio cognome. Ignazio La Russa dice “a me va bene tutto, purché si mantenga un unico asse identitario”.
A cura di Sabina Ambrogi
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Rocco Buttiglione (Foto LaPresse).
Rocco Buttiglione (Foto LaPresse).

La Legge sul doppio cognome, finalmente arrivata in Aula della Camera (16 luglio 2014), all'ultimo momento è stata spedita nella vaghezza, cioè tra le “proposte di legge rinviate ad altra seduta”. Il provvedimento di cui è stata relatrice Michela Marzano dovrebbe consentire di dare ai figli il cognome della madre, del padre, o di entrambi. Dare la facoltà di scelta della coppia è chiaramente un segno di pericolosa anarchia avvertito da molti, trasversalmente, anche se ognuno in modo diverso. Sono fioccati quindi i “no” e le contro proposte. Di fatto si rimanda il provvedimento in commissione, cioè su un binario morto. “Erano tutti impreparati” ha sottolineato Ignazio La Russa. “Vanno fissate delle regole” dice Rocco Buttiglione. Ma la legge va fatta.

Rocco Buttiglione questa legge ce la chiede l'Europa e va fatta perché violiamo la decisione della Corte dei Diritti dell'Uomo…
Giustissimo, va fatta.

Dite tutti così però. Perché non l'avete votata quando è approdata in Parlamento.
Perché così com'è non va bene. Credo che chi l'ha scritta non avesse chiaro a cosa serva il cognome. E' come un indirizzo: serve a collegare una persona nell'ordine della parentela.

La ragione della legge è proprio quella di superare quell'ordine trasmesso ai figli che però sarebbe solo maschile.
Per questo il sistema attuale è largamente deficitario perché l'ordine parentale si riconduce solo alla figura paterna e non a quella materna.

Appunto…
Sì ma io sono per il cognome materno subito dopo il nome, perché il primo legame dei figli è con la madre, mediatore naturale, poi segue quello del padre. A definire l' “originalità” di un individuo basta il solo nome. Il cognome non serve a esprimere individualità ma è importante che sia un “indirizzo” e che sia chiaro. Così il bambino è meglio collocato. La legge com'è fa in modo che che la coppia possa scegliere col risultato che il bambino non è collocato nell'ordine della parentela.

Quindi lei è per il solo obbligo di aggiungere il cognome materno a quello paterno – con un ordine stabilito, cioè prima la madre, poi il padre – eliminando la scelta o dell'uno o dell'altro…
Certo, perché il punto è il contenuto informativo. Col doppio cognome madre-padre il contenuto informativo è del 50%. Con l'altra proposta che prevede l'opzione della scelta, invece il contenuto informativo è al 25%: non mi dice chi è il padre né chi è la madre. E' una questione di ordine simbolico. Un sistema così concepito restringe invece di ampliare il contenuto informativo e aggrava tutti i problemi che si hanno nel definire l'identità di un bambino. Quindi la mia proposta è di togliere questa parte relativa alla libertà di scelta e definire la regola del doppio cognome, valutandone tutte le eccezioni. Però si deve mantenere una regola.

Ma un individuo non si può formare un'identità simbolica solo col cognome materno ad esempio?
No, perché sarebbe parziale.

Ma finora è stato solo maschile!
E infatti era sbagliato, era incompleto.

Non potremmo fare come negli altri paesi…
Uffa! Sempre questa storia che dobbiamo fare come gli altri. Inoltre la libera scelta del cognome di uno dei due si fa solo in Francia, mi pare, e ha sollevato non poche polemiche. Con la mia proposta in un solo cognome so chi è il padre e so chi è la madre.

Quindi se la legge diventasse realtà secondo la sua proposta che succederebbe?
Ci sarebbe una fase di transizione. Ma, per esempio, dal 2016 tutti i nati avrebbero per legge il doppio cognome.

Ignazio La Russa (Foto LaPresse).
Ignazio La Russa (Foto LaPresse).

Il primo a sollevare enormi dubbi e a intervenire per rimandare la legge in Commissione è stato Ignazio La Russa che dice “per fortuna che me ne sono accorto in tempo. E' una legge che va approfondita, ci è stata presentata con fretta e arroganza. Qui non si parla di una questione tecnica ma di una questione culturale. Ad esempio: può essere mai che una coppia se non è d'accordo su quale nome dare al figlio, viga la regola dell'ordine alfabetico? Lo sai prima: se uno si chiama con la “A” e l'altro con la “Z” quello con il nome con la “A” sa prima chi avrebbe la meglio.

E quale altro modo ci sarebbe?
Se dovesse rimanere l' impostazione di quella legge, si deve decidere al momento dell'amore, prima del matrimonio.

Cosa c'è che non va?
L'istituto familiare e la prosecuzione del nome vanno difesi. Per me va benissimo chiamarmi come mia madre, se la camera decide così, io in linea di massima non sono contrario. Ma si deve mantenere un asse identitario che in questo modo si perderebbe quando ci si risposa e alla nascita dei figlio si presenta di nuovo la questione. Nelle tre generazione successive si può arrivare a cambiare sei volte. E' una follia.

Allora la scelta del solo cognome della madre, per esempio, è irrilevante?
A me va bene anche scegliere il solo cognome della madre, ma si deve regolamentare cosa succede nei passaggi successivi. Si deve mantenere un asse unico. Capisco per esempio che uno voglia dare il cognome materno, per l'orgoglio della madre, anzi anche meglio, visto che mater semper certa… del resto ci sono delle ricerche che rivelano che il terzo figlio molte volte non è dello stesso padre… ma se nelle generazioni successive tutto può cambiare, a che serve tutta questa storia che durerebbe solo una generazione? Propongo che ci sia un solo filo conduttore o paterno o materno, ma non voglio che cambi ogni volta.

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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