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Ingroia: “Le accuse contro Pino Maniaci sono tutte da provare”

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Antonio Ingroia, avvocato difensore di Pino Maniaci, spiega che le accuse contro il giornalista antimafia e direttore di Telejato sarebbero “tutto da provare” e che nelle 400 pagine d’ordinanza mancherebbe la prova principe capace di sostenere l’imputazione per estorsione.
A cura di Charlotte Matteini
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Pino-Maniaci

In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, Antonio Ingroia, ex pubblico ministero della Procura di Palermo e attualmente avvocato difensore di Pino Maniaci, parla della vicenda che vede coinvolto il giornalista antimafia di Partinico. “Parliamone, ma con dovuta prudenza. Perché ne so poco, a parte lo spot promozionale dell’indagine predisposta dai carabinieri”, dice Ingroia, che sostiene che nelle oltre 400 pagine dell'ordinanza emessa a carico di Maniaci e altri 9 soggetti, mancherebbero molti dei dettagli finiti sui giornali negli scorsi giorni.
"Non c’è una riga sui cani. Una cosa è lo ‘spot’, un’altra le accuse. Aspettiamo l’interrogatorio davanti al Gip per vedere se salta fuori le questione dei cani”.Insomma, secondo l'ex pm antimafia, la questione sarebbe stata ingigantita.

Non solo i cani, ma anche le minacce al marito dell'amante non sarebbero in realtà così grave e provate, secondo Igroia. "La Procura ha scoperto che le cose stanno così? Stiamo dando per scontato che la minaccia venisse da un uomo tradito. Ma c’è solo una conversazione accesa all’interno di una relazione sentimentale. E in una dinamica di coppia l’uomo attribuisce responsabilità al marito”, spiega l'avvocato.

Bisogna valutare se i comportamenti attribuiti a Maniaci hanno o meno rilevanza penale, questa è la tesi di Igroia. E se avesse mentito all'opinione pubblica? “Se avesse mentito all'opinione pubblica sarebbe deplorevole, ma non penalmente censurabile". Ingroia poi prosegue sostenendo che andrebbero "sempre evitate le semplificazioni probatorie perché bisogna portare le prove”. L'accusa di estorsione, secondo Ingroia, infatti, non reggerebbe. Manca la prova principe. Anzi, nelle 400 pagine di ordinanza ci sarebbe addirittura la prova del contrario: "Pino Maniaci anche nelle scorse settimane ha sempre parlato di avere ricevuto dei soldi per pubblicità. Noi sfidiamo la Procura a dimostrarci che, dopo la dazione di quelle somme, sia cambiata la linea editoriale di Telejato".

La condotta, sostiene l'ex pubblico ministero, potrebbe essere censurabile dal punto di vista deontologico e professionale, ma non sarebbe penalmente rilevante. Insomma, ciò che avrebbe commesso Maniaci non sarebbe reato, il piano etico è andato a confondersi con quello giudiziario.

"Lo scambio di somme di denaro nel video è evidente", fa notare il giornalista del Corriere, ma secondo Ingroia sarebbe "tutto da provare". "Non vorrei parlare proprio io di ‘accanimento accusatorio’ per evitare facili ironie, ma mi sembra eccessivo da parte della Procura inserire Pino Maniaci nella stessa ordinanza cautelare emessa per 9 mafiosi. Scelta di dubbio gusto, ingenerosa per chi ha fatto comunque battaglie e ha subito aggressioni fisiche da parte di mafiosi. Con l’aggiunta del divieto di dimora che impedisce al giornalista di lavorare e rischia di far chiudere Telejato”, conclude.

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