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“Ingresso vietato agli zingari”, lo scrive il parroco davanti al suo oratorio

Accade in una chiesa alla periferia di Milano dove l’anziano parroco, stanco dei furti che gli zingari avrebbero compiuto nei confronti dei suoi bambini, ha deciso di limitare il loro ingresso alla sola chiesa negandogli gli spazi dell’oratorio.
A cura di Susanna Picone
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Accade in una chiesa alla periferia di Milano dove l’anziano parroco, stanco dei furti che gli zingari avrebbero compiuto nei confronti dei suoi bambini, ha deciso di limitare il loro ingresso alla sola chiesa negandogli gli spazi dell’oratorio.

Non ha retto più don Alberto Sacco, 76enne parroco di San Silvestro, nel quartiere di Ronchetto sul Naviglio, periferia di Milano, che ha deciso di esporre un cartello dinanzi al suo oratorio dove scrive che a causa di ripetuti furti gli zingari non possono entrare. Posso partecipare solo in chiesa, dove l’ingresso per pregare non viene negato a nessuno, ma non negli spazi dell’oratorio perché, lo spiega proprio il parroco, è necessario fermare coloro che provano a rubare ai suoi ragazzini. Il divieto dell’anziano parroco milanese, secondo quanto scrive Ilgiorno.it, deriva infatti da un episodio avvenuto qualche giorno fa, che per lui ha rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso: due donne nomadi avrebbero tentato di rubare gli zainetti dei bambini che stavano giocando nel suo oratorio.

Il parroco ha provato a chiudere un occhio fin quando non sono stati toccati i bambini – Questo non sarebbe stato nemmeno l’unico caso di un tentativo di furto da parte degli zingari alla comunità locale: nei pressi della parrocchia, già in passato, una banda di nomadi avrebbe continuamente aggredito, per derubare, coloro che passavano in quella zona e che frequentavano la chiesa. Alcuni furono anche arrestati ma questo non avrebbe comunque fermato l’ondata di criminalità. Don Alberto racconta anche del loro appropriarsi continuamente degli abiti usati, quelli che solitamente vengono distribuiti al sabato dalla chiesa. Un “reato” che però veniva sopportato diversamente all’ultimo, quando sono stati presi di mira i bambini. “Devo proteggere i bambini e i ragazzi che mi sono stati affidati – spiega don Alberto per giustificare quei cartelli che campeggiano fuori l’oratorio – tutelando loro e i loro oggetti personali”.

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