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India. Violentata dallo zio, bimba di 10 anni resta incinta. I medici: “Non può abortire”

La piccola ha trovato il coraggio di raccontare alla mamma quanto subito solo dopo aver lamentato dolori lancinanti allo stomaco. I genitori hanno così deciso di rivolgersi al tribunale affinché avvengo l’interruzione di gravidanza. La legge indiana però è contro di loro.
A cura di Biagio Chiariello
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Violentata dallo zio, una bimba indiana di appena 10 anni è rimasta incinta e non potrà abortire vista la sua giovane età. Al di là di questo aspetto, la piccola è già al sesto mese di gravidanza e un tribunale indiano ha affermato che l’aborto “non è un'opzione contemplabile a questo punto" della maternità. La vittima aveva trovato il coraggio di raccontare quanto successo a sua madre, solo a seguito dei lancinanti dolori allo stomaco legati proprio al periodo di gestazione. A quel punto si è scoperto che aspettava un bambino. La piccola ha quindi spiegato di essere stata stuprata in almeno sei occasioni dallo zio nella casa di famiglia in India, secondo quanto riporta l'Indian Express.

Per la legge indiana la bimba non può abortire

I genitori si sono così rivolti al tribunale per consentirle l’interruzione di gravidanza, ma la legge indiana attesta che le donne non sono autorizzate alla procedura oltre la 20esima settimana di gestazione, a meno che non minacci la vita della madre. Otto medici hanno visitato la bimba ed è stata presa la decisione che "il feto sta bene e può sopravvivere”. Uno dei medici ha detto a CBS: “L'aborto non è un'opzione in questa fase. L'unico modo per terminare la gravidanza è quello di far nascere il bambino”. Tuttavia, un altro medico, Puneet Bedi, che esercita la professione Delhi, ha detto a THE Quint che l'aborto dovrebbe "avvenire immediatamente" per proteggere il benessere psicologico della ragazza. "Sì, ci sono rischi e l'aborto in questa fase è complicata, ma la bimba, che è ancora nella fase dello sviluppo, avrà molte cicatrici". La famiglia della vittima sta ora valutando se fare appello all’alta corte indiana.

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