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India, stuprata a 13 anni va in ospedale per abortire ma i medici fanno nascere il suo bimbo

La ragazzina aveva ottenuto pochi giorni fa l’autorizzazione della Corte Suprema per abortire. Ma, secondo quanto scrive la stampa locale, in sala operatoria i medici hanno preferito estrarre il nascituro vivo perché l’aborto avrebbe messo in pericolo anche la vita della madre.
A cura di Susanna Picone
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Alla fine la ragazzina indiana di tredici anni rimasta incinta dopo una violenza è diventata mamma. Ha avuto il suo bambino nel momento in cui è stata portata in sala operatoria per procedere con l’aborto. È quanto rivela il portale di notizia OneIndia, che fornisce appunto gli ultimi aggiornamenti di una vicenda che ha catturato nelle settimane scorse l’attenzione dei media locali e internazionali. La storia è appunto quella di una ragazzina di Mumbai di tredici anni che era stata violentata da un collega di suo padre e che era rimasta incinta. Scoperta la gravidanza solo alla trentesima settimana di gestazione, i genitori della bambina avevano chiesto l’autorizzazione per farla abortire (secondo le leggi indiane si può interrompere la gravidanza solo entro la ventesima settimana e vengono concesse eccezioni solo se la vita della madre risulta essere in pericolo), autorizzazione che però era arrivata da parte della Corte Suprema appena qualche giorno fa.

Nato alla 32esima settimana di gravidanza un bimbo di 1.7 kg – Secondo quanto scrive dunque OneIndia, la ragazzina – di cui non è stata rivelata l’identità – era stata ricoverata ieri nell'ospedale Sir JJ di Mumbai per i test clinici preliminari all'aborto e oggi è entrata in sala operatoria per procedere all'interruzione di gravidanza. Ma proprio durante l’intervento l'equipe composta da chirurghi e pediatri avrebbe stabilito che l'aborto avrebbe messo in pericolo anche la vita della giovanissima madre e per questo i medici avrebbero deciso di estrarre il nascituro vivo con un parto cesareo. Così alla trentaduesima settimana di gravidanza è nato un bambino di 1.7 chili che ora si trova in rianimazione. Non si conoscono al momento le reazioni della ragazzina né dei suoi familiari. Secondo la legge, se il bambino sopravvivrà e sarà rifiutato verrà consegnato a un istituto statale.

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