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“Incitarono la figlia 16enne a suicidarsi”: chiesto rinvio a giudizio per i genitori

Una vita da incubo quella a cui sarebbe stata costretta una ragazzina di Forlì che nel 2014 si gettò dal tetto della scuola. Secondo i pm i genitori l’avrebbero cresciuta tra maltrattamenti e umiliazioni, impedendole ogni contatto sociale. “Senza di te la nostra sarebbe una vita perfetta” gli avrebbero detto“. La giovane fu vessata anche da morta: non fu neanche celebrato il funerale.
A cura di Biagio Chiariello
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Sarebbe stata isolata e umiliata, avrebbe in un clima di totale deprivazione affettiva e svalutazione della propria personalità, indotta a credere che fosse una persona indegna di qualsiasi tipo di fiducia. E alla fine, quando lei ha minacciato di togliersi la vita,  quel  “proposito suicidiario” sarebbe stato incoraggiato,  “incitandola e sfidandola” a compiere il gesto. E’ il sunto del caso relativo al suicidio di una 16enne di Forlì, gettatasi dal tetto di un liceo classico. Ad indurla a compiere l’insano gesto sarebbero stati la madre e il padre. Proprio le persone che più avrebbero dovuto starle vicino, le dicevano che era una “persona disgustosa, coprendola per ore e ore di insulti”. E poi ancora “le ricordavano continuamente e le inculcavano sistematicamente che lei era la figlia non voluta, che aveva rovinato la serenità famigliare, che se non fosse nata sarebbe stata una famiglia perfetta”. Sono pesantissime le accuse che la procura della Repubblica di Forlì ha indirizzato ai genitori di Rosita, la giovane che nel giugno 2014 si è tolta la vita, buttandosi dal tetto sua scuola in città. La posizione dei genitori, come anticipato dal sito del Fatto Quotidiano Emilia-Romagna, sarà vagliata dal Gup. I pm hanno infatti chiesto per il papà e la mamma il rinvio a giudizio con le accuse di maltrattamenti in famiglia e istigazione al suicidio.

Stando all'ipotesi accusatoria i genitori costrinsero la ragazzina "a vivere di studio e in totale solitudine", e "le ricordavano continuamente che lei era la figlia non voluta". Senza di lei, la loro sarebbe stata “una famiglia perfetta”, le dicevano. Nel corso di un periodo di 3 anni, la ragazza sarebbe uscita non più di tre volte con gli amici: alla giovane non era consentito navigare in Internet, le veniva impedito anche semplice uscire di casa per evitare di aver rapporti sociali.

Secondo l’ipotesi del procuratore Sergio Sottani e del pm Filippo Santangelo i genitori costrinsero la figlia “a una vita di deprivazione affettiva e di continue umiliazioni, svalutandola come essere umano e discendente fin dalla nascita, privandola della possibilità di avere una vita adeguata alla sua età evolutiva, isolandola dall’ambiente esterno e dal contesto sociale”. Quando la ragazza minacciò di togliersi la vita, dopo  padre e madre secondo l’accusa non ne fermarono e anzi alimentarono il proposito "incitandola e sfidandola” a farlo.

Non è tutto. La 16enne sarebbe stata vessata anche da morta. I due adulti avrebbero proseguito nel disprezzo "lasciandola nuda e senza vestiti in cella frigorifera per giorni, impedendo ad amici e parenti di visitarla presso la camera mortuaria". Non le diedero neppure gli onori del funerale, sottolineano i pm, "disponendo che la salma venisse cremata senza alcuna visita e senza alcun sentimento di pietà per la defunta"

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