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Inchiesta Stamina, Vannoni: “Non riconosco le accuse e le contesterò”

Davide Vannoni, indagato insieme ad altre 19 persone nell’inchiesta di Torino su Stamina, si dice “sereno” e fiducioso: “Affronteremo il processo e abbiamo una marea di documenti per smentire le accuse”.
A cura di Susanna Picone
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La procura di Torino ha chiuso l'inchiesta sul caso Stamina: gli indagati sono venti, e tra di loro c’è anche il fondatore del controverso metodo, Davide Vannoni, insieme al suo vice Marino Andolina e altri ancora. A diciotto di loro viene contestato il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa. In particolar, la procura di Torino contesta a Davide Vannoni, oltre all'associazione a delinquere finalizzata alla truffa, anche il commercio e la somministrazione di medicinali guasti o imperfetti in modo pericoloso per la salute ed esercizio abusivo della professione medica. Inoltre il "padre" del metodo Stamina è accusato anche di diffamazione in riferimento ad alcune affermazioni su alcuni sanitari e professionisti postate sulla pagina facebook di Stamina Foundation nonché di aver violato la privacy di una minore malata di cui, dopo una trasmissione televisiva, aveva diffuso online le immagini post infusione.

Vannoni ha commentato così la chiusura delle indagini: “Sono sereno e ho le carte per difendermi”, ha spiegato dicendo di non riconoscere le accuse e di poterle contestare con molti dati. Vannoni ha liquidato le accuse come “infondate”: “Avrò modo di contrastare – ha spiegato – visto che non siamo di fronte a una sentenza. Per me è una battaglia di civiltà”. Secondo Vannoni l'indagine di Torino “è solo burocratica, basata su cavilli”. Vannoni ha fatto riferimento anche alle dichiarazioni del ministro della Salute Beatrice Lorenzin: “Se l'aspettava? Bisogna fare chiarezza? Strano che lo dica lei che di chiarezza non ne ha fatta. Ancora attendiamo il secondo comitato per la sperimentazione”. “Il 5 maggio siamo pronti a riprendere le infusioni al pazienti in cura agli Spedali Civili di Brescia”, ha detto infine Vannoni all’Ansa.

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