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Inchiesta Salone del libro, quattro misure cautelari, indagato ex assessore alla Cultura

Sono quattro le misure cautelari scaturite dall’inchiesta sul Salone del Libro 2016. In maniette un funzionario della Fondazione per il libro e due dirigenti di Gl Events (dei quali uno ha anche ruoli in Ligotto Fiere). Ai domiciliari, invece, un esponente di Bologna Fiere. Indagato anche l’ex assessore Braccialarghe.
A cura di Redazione
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Tre persone arrestate e una ai domiciliari. Sono quattro le misure cautelari scaturite dall'inchiesta sul Salone del Libro 2016. In maniette un funzionario della Fondazione per il libro e due dirigenti di Gl Events (dei quali uno ha anche ruoli in Ligotto Fiere). Ai domiciliari, invece, un esponente di Bologna Fiere. Gli arresti sono stati eseguiti dai carabinieri della polizia giudiziaria della procura di Torino, le perquisizioni al Lingotto anche dalla Guardia di Finanza.

Un avviso di garanzia è stato notificato a Maurizio Braccialarghe, ex assessore alla cultura del Comune di Torino. I carabinieri hanno eseguito una perquisizione cui ha assistito un avvocato di fiducia. L'ex assessore risulta adesso indagato. L’accusa è di turbativa d’asta in relazione al bando triennale per l’assegnazione della gestione fieristica del Salone del Libro 2016, 2017 e 2018, indetto nel 2015 e vinto da Gl Events, proprietaria degli spazi del Lingotto –  dove si è svolto il Salone del Libro.

Tra gli arrestati ci sono Regis Faure, direttore generale del Lingotto Fiere, e Valentino Macri, della Fondazione per il libro, componente della commissione aggiudicatrice. Proprio quest'ultimo avrebbe avuto il ruolo di veicolare le informazioni relative alle offerte in gara. Perquisizioni sono state effettuate nelle sedi di Fondazione, Gl Events e Bologna Fiere. L’ipotesi è che dalla Fondazione per il libro siano state veicolate informazioni sulle offerte per favorire Gl Events. Negli anni precedenti l'azienda aveva ottenuto l’organizzazione della fiera senza che venisse fatto un bando.

L’inchiesta era nata dall’ipotesi di peculato contestata all'ex patron Rolando Picchioni per presunte false fatturazioni, per poi allargarsi a tutti i conti della Fondazione per il libro e alla gestione dei fondi pubblici ricevuti negli ultimi tre anni.

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