Ilva, Vendola interrogato dai pm: “Non mi vergogno, ho agito per Taranto”

Dover parlare con i pm che lo hanno indagato nell’inchiesta per disastro ambientale dell’Ilva di concorso in concussione aggravata è stato per Nichi Vendola un dovere, una necessità e una impellenza morale. Così il Governatore della Regione Puglia all’uscita della Guardia di Finanza di Taranto dove è stato interrogato per circa sei ore. Vendola era arrivato in caserma intorno alle 15 di ieri per essere ascoltato dai pm. Il Governatore ha detto di non avere nulla di cui vergognarsi assicurando di aver sempre agito nell’interesse della sua città, “per amore di Taranto”. Ha garantito, inoltre, di aver sempre difeso la salute dei cittadini e dei lavoratori e anche gli stessi posti di lavoro: “Sono sereno perché non ho mai fatto niente di male nella vita mia e non ho mai fatto niente di male a Taranto, che è una città meritevole di tanto amore e impegno. Mi sento gratificato dalla possibilità che ho avuto di dire fino in fondo la mia”.

Le accuse contro Vendola – Secondo i pm Vendola avrebbe fatto pressioni sull’Agenzia regionale per l’ambiente e sul direttore Giorgio Assennato per ammorbidire la posizione della stessa Agenzia, deputata ai controlli ambientali, sull’attività del siderurgico di Taranto. Da parte sua Vendola ha sempre negato ogni forma di pressione e l’ha ribadito anche nel corso dell’interrogatorio fiume ai pm. Ha ricordato di aver scelto Assennato, indagato a sua volta per favoreggiamento verso di lui, alla guida dell’Arpa perché “un esperto di valore”. Quest’ultimo, come Vendola nella caserma di Taranto, ha consegnato una memoria subito dopo la conclusione dell’interrogatorio del governatore.