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Inchiesta Consip, Renzi al padre Tiziano: “Non dire bugie, non ti credo. Andrai a processo”

Nelle intercettazioni tra Matteo e Tiziano Renzi, anticipate dal Fatto Quotidiano, l’ex presidente del Consiglio mette sotto torchio il padre e lo invita a dire tutta la verità: “Non ti credo e devi immaginarti cosa può pensare il magistrato. Non è credibile che non ricordi di avere incontrato uno come Romeo, noto a tutti e legato a Rutelli e Bocchino”. Renzi a stretto giro replica al Fatto Quotidiano: “Nel merito queste intercettazioni ribadiscono la mia serietà visto che quando scoppia lo scandalo Consip chiamo mio padre per dirgli: ‘Babbo, questo non è un gioco, devi dire la verità, solo la verità'”. La procura di Roma ha aperto un’inchiesta per violazione di segreto istruttorio.
A cura di Charlotte Matteini
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"Non dire bugie, non ti credo. Hai visto Romeo una o più volte?". Una domanda tranchant posta da Matteo Renzi al padre Tiziano, indagato nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti Consip. L'intercettazione, anticipata dal Fatto Quotidiano e pubblicata all'interno del nuovo libro del cronista Marco Lillo, risale allo scorso 2 marzo. Dopo aver letto l'intervista concessa da Alfredo Mazzei a Repubblica, in cui il commercialista napoletano parla di un presunto incontro tra Tiziano Renzi, Alfredo Romeo e Carlo Russo, Matteo Renzi decide di chiamare il padre per chiedergli di dire la verità: "Devi dire tutta la verità ai magistrati, non puoi dire che non conosci Mazzei perché è l'unico che conosco anche io. Devi ricordarti tutti i nomi e tutti i luoghi, non è più la questione della Madonnina e del giro di merda di Firenze per Medjugorie", dice Renzi al padre Tiziano. "Non dire di mamma, se no la interrogano", prosegue l'ex presidente del Consiglio. "È vero che hai fatto una cena con Romeo?", chiede nuovamente Matteo Renzi, di conseguenza il padre replica che la cena "alla bettola" non sarebbe mai avvenuta, tantomeno il presunto incontro con Romeo avvenuto in un bar.

"Non ti credo e devi immaginarti cosa può pensare il magistrato. Non è credibile che non ricordi di avere incontrato uno come Romeo, noto a tutti e legato a Rutelli e Bocchino", incalza Matteo Renzi. Tiziano Renzi allora risponde di non ricordare esattamente i particolari, ma sostiene di aver partecipato a un convegno al Four Season verso la fine del 2012, insieme a numerosi esponenti del mondo dell'impresa italiana. "Andrai a processo, ci vorranno tre anni e io lascerò le primarie. Non puoi dire bugie, devi dire se hai incontrato Romeo una o più volte e devi riferire tutto quello che vi siete detti. Devi ricordarti che non è un gioco", conclude allora Matteo Renzi.

A stretto giro, l'ex presidente del Consiglio ha replicato a Marco Lillo e al Fatto Quotidiano, sostenendo che quelle intercettazioni diffuse dal cronista non conterrebbero alcun elemento penale, ma anzi contribuirebbero a provare la totale estraneità del segretario del Pd alla vicenda:

Questa mattina Il Fatto Quotidiano pubblica con grande enfasi delle intercettazioni tra me e mio padre. Risalgono a qualche settimana fa e sono già in un libro, a firma di un giornalista che si chiama Marco Lillo. Nel merito queste intercettazioni ribadiscono la mia serietà visto che quando scoppia lo scandalo Consip chiamo mio padre per dirgli: “Babbo, questo non è un gioco, devi dire la verità, solo la verità.”  Mio padre non ha mai visto un tribunale fintantoché suo figlio è diventato premier. Fino a quel momento ha vissuto tranquillamente la sua vita, esuberante e bella: ha 66 anni e proprio sabato scorso ha festeggiato i 45 anni di matrimonio. Quattro figli, nove nipoti, gli scout, il coro della chiesa, il suo lavoro e naturalmente la passione civica per Rignano: è un uomo felice. Ha conosciuto la giustizia solo dopo che io sono arrivato a Palazzo Chigi. Non è abituato a questa pressione che deriva dal suo cognome più che dai suoi comportamenti. Gli ricordo che se sa qualcosa è bene che la dica, all'avvocato e al magistrato. La verità prima o poi emerge: è giusto dirla subito. Politicamente parlando le intercettazioni pubblicate mi fanno un regalo. La pubblicazione è come sempre illegittima ed è l'ennesima dimostrazione di rapporti particolari tra alcune procure e alcune redazioni. Ma non ho alcun titolo per lamentarmi: non sono il primo a passare da questa gogna mediatica. Anzi: ad altri è andata peggio. Qualcuno si è tolto la vita per le intercettazioni, qualcuno ci ha rimesso il lavoro. Ma umanamente mi feriscono perché in quella telefonata sono molto duro con mio padre. E rileggendole mi dispiace, da figlio, da uomo. Da uomo delle istituzioni, però, non potevo fare diversamente.

La procura di Roma apre un fascicolo per violazione del segreto istruttorio

In seguito alla diffusione delle intercettazioni telefoniche operate nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti Consip pubblicate dal giornalista Marco Lillo nel suo ultimo libro "Di padre in figlio" e anticipate dal Fatto Quotidiano, la procura di Roma ha aperto un fascicolo per violazione del segreto istruttorio e per pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale. A dare la notizia in diretta sulle indagini aperte è Myrta Merlino nel corso de L’Aria che Tira, dove è ospite anche Marco Lillo, che commenta: “Mi consegno, la procura è qui vicino. È ovvio che sarebbe accaduto. Quando noi giornalisti pubblichiamo una notizia, sappiamo quello che facciamo. Lo facciamo per i lettori. E anche se a qualcuno questo non piace, noi speriamo che i lettori e i telespettatori apprezzino anche questo".

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