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Incendio Londra, il papà di Marco: “Mi ha detto una cosa sconvolgente prima di morire”

Il padre del giovane architetto morto insieme alla fidanzata Gloria nell’incendio della torre Grenfell ha raccontato in esclusiva a Porta a Porta le ultime conversazioni con suo figlio mentre tutto attorno a lui bruciava: “Pur di proteggere lei e non preoccupare noi, Marco ha dimostrato una serenità fino all’ultimo”.
A cura di Biagio Chiariello
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“Mi sono venute in mente le Torri gemelle, pur di proteggere lei e non preoccupare noi, Marco ha dimostrato una serenità fino all’ultimo secondo, sembrava che non stesse accadendo nulla”. Gianni Gottardi, il padre di Marco, il ragazzo italiano morto insieme alla fidanzata Gloria nell’incendio della Grenfell Tower di Londra, torna a parlare degli ultimi istanti di vita del figlio, in quella drammatica telefonata ricevuta nella notte del 14 giugno scorso. “Dovevano tornare in Italia la settimana prossima perché il 26 era il compleanno di Marco” racconta l’uomo alla giornalista di ‘Porta a Porta’ Francesca Ronchin. “Quella mattina io e la mamma dovevamo partire per una vacanza e ci siamo svegliati prestissimo e alle 3.45, io ero nella doccia e mia moglie piangendo mi passa il telefono. Era la mamma di Gloria, la ragazza di Marco, e mi chiede se sappiamo che c’è un incidente nel palazzo. Noi non sapevamo nulla – continua Gianni – e allora ho chiamato Marco e siamo rimasti in linea fino alle 4.07 ora italiana. Poi non c’è più stato contatto e lui mi ha lasciato un messaggio memorizzato sconvolgente”.

Un racconto commosso quello del signor Gottardi, che però non manca di puntare il dito contro i sistemi di sicurezza dell’edificio londinese, che in questi giorni continuano a far discutere: “Lì sono all’età della pietra come normative, come materiali, come impiantistica. L’edificio era bello perché era stato restaurato ma uno non va a vedere come era stato restaurato, con che materiali era stato restaurato. Poi si è saputo che non funzionava nulla, però era un appartamento al 23esimo piano che dominava Londra, bellissimo, luminoso”.

Infine il ricordo per i due ragazzi: “Erano legati, si vede anche dalle foto: erano felici perché avevano fatto tutto da soli. E’ una vergogna che i nostri giovani quando possono produrre dei risultati sono costretti a emigrare. La mia generazione ha protetto solo se stessa, quando ho cominciato a lavorare c’erano delle regole, adesso non ce n’è più una”, conclude il papà del giovane architetto veneziano, che già sta pensando ad una fondazione in nome di Marco e Gloria: “Questo sacrificio non deve essere gettato, deve servire a qualcosa e ho pensato a una fondazione, ma sono solo idee”.

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