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In Thailandia “l’isola della morte”: a Koh Tao scomparsi 7 turisti occidentali in 3 anni

L’ultimo caso è la morte misteriosa di Elise Dallemagne, 30enne belga. Trovata senza vita ad aprile, il caso è stato riaperto dopo alcune rivelazioni della stampa locale, secondo cui l’isola sarebbe in mano a organizzazioni criminali che svolgono le loro attività con la copertura della polizia.
A cura di Ida Artiaco
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Elise Dallemagne, 30 anni (Facebook).
Elise Dallemagne, 30 anni (Facebook).

Quello che sembra essere un paradiso terrestre, con tanto di sabbia dorata e acqua cristallina, sta diventando per i turisti occidentali che la scelgono per le loro vacanze un vero e proprio inferno: dal 2014 a oggi sono sette gli stranieri scomparsi a Koh Tao, Thailandia, per questo ribattezza dai media inglesi "l'isola della morte". Tutte le vittime registrate negli ultimi tre anni, per la maggior parte britanniche, sono giovanissime e i loro decessi, spesso mascherati da suicidi, restano avvolti nel mistero. L'ultima, in ordine di tempo, è una ragazza belga di 30 anni, Elise Dallemagne, morta a fine aprile e ritrovata impiccata nella foresta con il corpo sfigurato dalle lucertole. Proprio questo caso, riaperto dopo due mesi di silenzio, ha riacceso i riflettori della stampa internazionale su quest'oasi del golfo thailandese.

Gli inquirenti non hanno escluso che potesse trattarsi di suicidio. Per questo le indagini erano state chiuse. Ma la rivelazione, giunta alla fine della scorsa settimana, da parte di un quotidiano locale, che non si è mai fidato di quella versione dei fatti così come la famiglia della vittima, ha rimesso tutto in discussione. Si tratta di un'istantanea diffusa dalla polizia dell'isola, che mostra la ragazza, zaino in spalla, camminare tranquillamente nello stesso luogo dove è stata ritrovata cadavere giorni dopo. Un testimone ha poi raccontato che Elise era stata costretta ad abbandonare la sua stanza d'albergo, dove si era registrata sotto falso nome, a seguito di un incendio, dettagli questi che rendono la vicenda ancora più intricata e gettano ulteriori ombre "sull'isola della morte".

Il sindaco di Koh Tao ha accusato, a suon di querele, la stampa per aver insabbiato il nome dell'isola, ma per i media parlano i fatti. Dal 2014 a oggi sono 7 i turisti occidentali trovati senza vita nel piccolo paese thailandese. Cinque di questi, erano di origine inglese. Le prime vittime sono state proprio i britannici Hannah Witheridge e David Miller, che furono massacrati di notte sul bagnasciuga: per il momento questo è l'unico delitto riconosciuto e per il quale sono stati condannati due birmani. Ma ancora, nel gennaio 2014, il corpo dell'inglese Nick Pearson fu recuperato in mare. Un anno dopo, il francese Dimitri Povse venne ritrovato impiccato, e la giovane inglese Christina Annesley morì per un mix di alcol e antibiotici. Nel 2016, Luke Miller annegò in piscina. E dallo scorso febbraio si sono perse le tracce di una turista russa.

Sempre secondo i media locali, l'isola sarebbe in mano a organizzazioni criminali che svolgono le loro attività con la copertura della polizia. Per questo, tutte le morti dei turisti occidentali sarebbero state mascherate ad arte come possibili suicidi e subito archiviate le loro indagini. Tuttavia, l'isola continua a essere una delle mete preferite della Thailandia, con oltre 32 milioni di visitatori all'anno. Eppure, ognuna delle morti registrate è tuttora circondata dai sospetti di omicidio, con versioni delle forze dell'ordine molto dubbie.

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